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Dalla Galizia un primo segnale contro il governo Sánchez

Politica - Febbraio 21, 2024

Grande vittoria del Partido Popular, bene il blocco nazionale di Gallego

Domenica 18 febbraio si sono tenute le elezioni regionali in Galizia, una regione della Spagna settentrionale nota soprattutto per la forte differenza linguistica che ha spesso portato a discussioni sullo status di autonomia della regione. In effetti, il gallego è una lingua diversa dallo spagnolo castigliano, così come il catalano o il basco.

Le elezioni sono state rivinte dal Partido Popular, che già governava la regione, scendendo da 42 seggi a 40, comunque sufficienti per governare la Galizia, dato che il numero di seggi del parlamento locale è di 75, quindi la maggioranza “scatta” a 38 Alfonso Rueda, presidente uscente, sarà quindi riconfermato alla guida della regione.

Ciò che è importante, tuttavia, è osservare i risultati delle altre forze politiche, nazionali e locali, che hanno partecipato a queste elezioni. Se il Partido Popular (PP, PPE) è arrivato primo con il 47,4% dei voti, il secondo posto è andato al Bloque Nacionalista Gallego (BNG, Verdi/ALE), un gruppo che spinge per una maggiore autonomia della regione, con il 31,6% dei voti e 25 seggi (+6 rispetto al 2020).

Al terzo posto, in crollo verticale, si trova il Partito Socialista (PSOE, S&D) con il 14% dei voti e solo 9 seggi, quando nel 2020 erano 14. La formazione locale Democracia Ouresana chiude il parlamento galiziano, che con l’1% ma con la ridistribuzione locale dei seggi prende 1 parlamentare. Sia Vox (ECR) che Sumar (GUE/NGL) sono fuori dal Parlamento.

Nelle ultime elezioni generali, il quadro della Galizia ha visto il PP come primo partito con il 43,9%, poi il PSOE con il 30%, seguito da Sumar con l’11% e dal BNG con il 9,5%. Vox ha chiuso la corsa ai seggi con il 4,9%, rimanendo fuori dal Parlamento in Galizia. I parlamentari eletti sono stati 13 per il PP, 7 per il PSOE, 2 per il Sumar e 1 per il BNG. Proprio quel seggio per il BNG fu poi decisivo per la formazione del governo Sánchez III.

Infatti, tra gli appoggi esterni all’esecutivo, ci sono quelli di tutte le forze politiche autonomiste e indipendenti della Spagna, compreso il BNG. Per raggiungere l’accordo, i socialisti si sono impegnati a rafforzare il trasporto ferroviario da e verso la Galizia e a condonare il 20% del debito, che ammonta a 2,7 miliardi di euro. Oltre a questi impegni più “tecnici”, Sánchez ha firmato anche l’impegno a riconoscere alla Galizia lo stesso status di autonomia dei Paesi Baschi e della Catalogna, aumentando il potere decisionale dell’autogoverno galiziano.

Oltre alla gravità di aver usato essenzialmente denaro pubblico per fare accordi politici, sminuendo anche l’unità della nazione, Sánchez paga ora anche un pedaggio dal punto di vista elettorale, vedendo l’elettorato di sinistra andare compatto verso il BNG. I sondaggi nazionali, ovviamente, sono stati influenzati da questo risultato.

Gli ultimi sondaggi vedono il Partido Popular al 36,5% circa, in vantaggio di oltre sei punti sul PSOE al 30%. Vox e Sumar seguono a ruota, rispettivamente con l’11 e il 10,5%. La coalizione PP-Vox, secondo i sondaggi, si attesterebbe tra i 172 e i 180 parlamentari, con una maggioranza fissata a 175. Nel 2023 non erano bastati 170 seggi, questa volta potrebbero essere sufficienti per riportare la Spagna a destra.

Il prossimo appuntamento elettorale importante saranno le elezioni regionali nei Paesi Baschi, che si terranno entro la fine dell’estate. Ad oggi, la Regione Autonoma è nelle mani del Partito Nazionale Basco (EAJ-PNV, RE) in coalizione con il PSOE. Secondo i sondaggi, la coalizione PNV-PSOE si attesterebbe intorno al 48%, detenendo tra i 36 e i 38 seggi sui 75 disponibili. Se la maggioranza venisse a mancare anche nei Paesi Baschi, soprattutto dopo un risultato delle elezioni europee che non vedrà certo la vittoria delle forze di governo, si potrebbe davvero aprire una crisi di governo per Sánchez.