
Uno dei grandi appuntamenti di febbraio per l’Unione Europea e per i Paesi Membri è stato sicuramente quello della tornata elettorale in Germania. I tedeschi sono andati in massa alle urne, con una percentuale di votanti che ha toccato l’84% degli aventi diritto. Un’elezione che ha avuto probabilmente il valore di presentare una nazione ancora divisa tra Est ed Ovest. Sono diversi, infatti, gli analisti che hanno rilevato una forte discrepanza geografica sull’andamento del voto. In particolare la Germania Est, che si vuole pensare riunita al resto del Paese dopo il crollo del muro, ha votato in maggioranza per AFD (Alternative für Deutschland), mentre l’Ovest si è schierato con la CDU di Friedrich Merz. Il partito che fu della Merkel ha infatti vinto le elezioni, pur dovendo (come di consueto) costruire una coalizione per governare. Non passa inosservato che questo processo di costruzione di un Governo sarà influenzato anche da quella che è la situazione internazionale. Soprattutto dopo l’incontro nello studio ovale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky.
CHI VINCE E CHI PERDE
If the CDU is the formal winner of the electoral round in Germany, the data must be analysed more precisely to understand the scenario in which Friedrich Merz is moving in the construction of the new executive and his search for government allies. The real surprise (although for several analysts and think tanks it would be a confirmation) is to be found in the incredible result scored by the AFD. According to the data, one in five voters in Germany opted for Alice Weidel’s party (with 19.7% of the vote), making the extreme right-wing formation the second largest party in the country. Sixty-nine-year-old Friedrich Merz returned to politics – he had walked away from it in 2009 – and obtained an expected result against Olaf Scholz, but not a foregone conclusion in terms of numbers. In fact, the ballot box gave the CDU 28% of the votes. The real losers in this round are Scholz’s Social Democrats with whom, however, Chancellor in pectore Merz cannot avoid negotiating.
GLI SCENARI DI GOVERNO
Merz ora dovrà mettere insieme tutti i dovuti passi per arrivare alla maggioranza in Parlamento in modo da poter governare. Naturalmente la strada dei negoziati è piuttosto facile da intuire, se non già ampiamente segnata. Sedersi al tavolo con Olaf Scholz è infatti la scelta obbligata, anche se i socialdemocratici sono i veri sconfitti di queste elezioni. Trovare una quadra dal punto di vista politico, con gli alleati che escono assolutamente perdenti dalla precedente ‘coalizione semaforo’, non sarà facile, soprattutto su materie come l’immigrazione e l’ambiente. Su questi temi, infatti, Merz ha idee molto diverse rispetto a quelle del cancelliere uscente. Difficilmente comunque queste differenze potranno far cadere i negoziati, anche perché sarà invece facile trovare un compromesso sulle questioni riguardanti la difesa e il sostegno all’Ucraina nel conflitto con la Russia.
L’EUROPA TORNA A DECIDERE
Dal punto di vista delle Istituzioni dell’Unione Europea, c’è sicuramente da rilevare che l’attesa delle elezioni in Germania si era fatta sentire. Molte proposte chiave, infatti, hanno avuto dei ritardi proprio in attesa dell’esito delle urne e di capire se avrebbero o meno avuto il sostegno di Berlino. Seppure a Bruxelles si punti a guardare agli stati e non alle elezioni, è innegabile che l’appoggio di Olaf Scholz non poteva essere preso in completa considerazione, in particolare su questioni chiave e delicate come la difesa comune e le politiche di sostegno all’Ucraina e di sanzionamento della Russia. Soprattutto in uno scenario internazionale così mutevole come quello delle ultime settimane. Dopo le elezioni e la situazione politica di Berlino piuttosto delineata, dall’Unione Europea si è tornati a programmare appuntamenti importanti e cogenti per il futuro dell’Unione e dei Paesi Membri. In particolare per il prossimo 6 marzo è stato già indetto un Consiglio Europeo Straordinario sulla difesa comune, per arrivare ad un’intesa condivisa tra i Paesi Membri sull’appoggio all’Ucraina, soprattutto dopo le nuove posizioni assunte dagli alleati d’oltreoceano. È chiaro che al prossimo Consiglio sarà ancora Olaf Scholz a sedere sullo scranno riservato alla Germania, ma sicuramente si presenterà agli altri leader con una posizione già ampiamente concordata con il cancelliere in pectore.