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Polonia: Elezioni con un doppio esito

Politica - Ottobre 17, 2023

PiS (ECR) primo partito, ma l’opposizione può formare il governo

Il 15 ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari in Polonia, un Paese in cui il centrodestra ha storicamente ottenuto risultati molto positivi, governando ininterrottamente dal 2005. Tuttavia, i due partiti di destra, radicalmente diversi, si contendono il governo.

Da una parte c’è il PiS (ECR), il partito di Kaczynski e Morawiecki con una base ideologica conservatrice, anticomunista e nazionalista, che ha governato dal 2005 al 2011 e dal 2015 a oggi; dall’altra c’è il PO (PPE), il partito liberale, europeista e democristiano di Donald Tusk. Due visioni opposte, pur appartenendo alla stessa area politica.

Le elezioni hanno visto un risultato frammentato ma che ci deve far capire come la dinamica, già vista in Spagna, di un ritrovato bipolarismo sostanziale sulla scena politica europea sia sempre più diffusa. Passando ai risultati numerici, la situazione elettorale da completare è la seguente: PiS e la sua coalizione sono ancora al primo posto con poco più del 35% dei voti; seguono PO e i suoi alleati, fermi al 30%; terzo posto per un blocco alternativo, “Terza Via”, composto da movimenti ambientalisti e agrari che ha raccolto il 14% dei voti; anche il blocco di centro-sinistra Nowa Levica (8,48%) e il gruppo ancora più a destra di PiS, ovvero Konfederacja (7,17%), hanno superato un numero significativo di voti.

È facile dire che il blocco di governo (o almeno ideologicamente più vicino) raccoglie poco più del 40% dei voti (43,15%) mentre le opposizioni congiunte superano ampiamente il 50% (53,09%). Il conteggio non è così semplice: Il PiS detiene ancora il maggior numero di voti e quindi di seggi. Inoltre, per Tusk non sarà facile trovare un accordo di governo stabile, dovendo trovare un accordo tra i suoi, la sinistra e i verdi con un programma che non sia esclusivamente finalizzato a estromettere il PiS dal governo del Paese.

L’analisi del voto sottolinea poi alcuni aspetti fondamentali: in Piccola Polonia, Podlachia, Santacroce e Lublino il PiS ha superato il 40%, mentre in Subcarpazia ha addirittura la maggioranza assoluta con il 52,83%, mentre non ha raggiunto il 30% in Pomerania Occidentale, Lubusz e Pomerania (dove ha ottenuto il risultato peggiore con il 27,39%). Cosa hanno in comune queste regioni?

La Subcarpazia e Lublino confinano con l’Ucraina, la Podlachia confina con la Bielorussia e la Lituania, la Piccola Polonia confina con la Slovacchia e Santacroce è vicina a queste zone di confine; la Pomerania Occidentale, il Lubusz e la Pomerania sono le aree confinanti con la Germania e affacciate sul Baltico. Il voto per il PiS è stato quindi diffuso nei villaggi, soprattutto nelle aree meridionali e orientali del Paese, più coinvolte nella guerra tra Russia e Ucraina, mentre è stato più debole nelle città del Nord-Ovest. Un voto esattamente antitetico a quello per PO, che invece ha superato il 35% nelle città arrivando appena al 20% nei villaggi, con un exploit dall’estero che comunque ha riguardato circa 140.000 voti, non significativi per l’esito finale delle elezioni.

L’interpretazione che vorrebbe il PiS penalizzato per il suo fedele sostegno alla causa ucraina deve quindi essere immediatamente smentita, poiché le aree maggiormente coinvolte hanno in effetti ampiamente premiato il partito di governo. Semmai, semplicemente il forte aumento della partecipazione degli elettori (73% di affluenza rispetto al 62% del 2019) ha visto il PiS ridurre i propri consensi mentre il PO ha recuperato i voti anche di chi si era astenuto la volta scorsa.

Ora le prossime mosse saranno certamente frenetiche: non è in discussione che la coalizione di opposizione andrà al Governo; resta però da vedere la base programmatica e valoriale su cui si fonderà l’accordo. Sicuramente avrà un impatto anche sulle elezioni europee: un governo debole, forse diviso, e un partito di opposizione con un forte primato elettorale potrebbero presto riportare il PiS in una posizione predominante, sia nel Paese che nell’Unione Europea.