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Secondo Eurostat, il rischio di povertà in Italia è cresciuto in modo preoccupante dal 2021.

Politica - Ottobre 18, 2022

Le ultime tabelle Eurostat mostrano una percentuale crescente fino al 25,2% di persone con un reddito inferiore al 60% del reddito medio disponibile, considerando anche gli individui a rischio di esclusione sociale, che non possono permettersi i principali beni materiali e attività sociali o che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro.

Assoutenti fa una stima poco incoraggiante guardando al futuro e prevede un peggioramento della situazione nei prossimi mesi a causa delle numerose vicissitudini negative che hanno caratterizzato gli ultimi 2 anni, con un’economia ancora in stallo a causa della pandemia di Covid e un aumento dei prezzi che non sono mai stati così alti negli ultimi decenni, a causa delle vicende geopolitiche che vedono Russia e Ucraina in un conflitto armato che ha sconvolto l’equilibrio economico e finanziario di tutto il mondo oltre a causare un significativo calo delle forniture alimentari ed energetiche. Alcuni dati Istat, nelle ultime settimane, mostrano una crescente tendenza degli italiani a risparmiare sull’acquisto di beni di prima necessità come non si registrava dal secondo dopoguerra.

Il rischio di povertà in Italia è passato dal 20% del 2020 al 20,1% dell’anno successivo e cresce per circa 12 milioni di persone coinvolte, tra cui oltre un quarto del totale dei minori sotto i 6 anni. Questa cifra sarebbe significativamente peggiore se non si considerassero i trasferimenti di denaro ai gruppi più bisognosi.

I bambini italiani rappresentano la comunità più danneggiata dal continuo deterioramento delle condizioni economiche medie delle famiglie interessate e la graduale ma inesorabile riduzione del numero di individui in questa fascia di età, dovuta al costante calo delle nascite, rende i dati ancora più preoccupanti.

A rendere più chiara la situazione agli analisti è l’elemento relativo alle famiglie con più componenti, evidenziato dall’Istat, che registra il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie con 5 o più componenti, raggiungendo un tasso di povertà del 22,6% per scendere all’11,6% tra quelle con 4 componenti fino al 5% per le famiglie con soli 2 componenti. Per gli altri tipi di famiglia, in cui convivono comunità diverse, il tasso è del 16,3%.

Il tasso di povertà registrato nel 2021 per i bambini sotto i 6 anni è il peggiore in assoluto dal 1995 e coinvolge circa 667.000 minori, con un aumento di 7000 unità rispetto al 2020. Questo dato è in netto contrasto con l’abbassamento del tasso di povertà degli anziani di quasi un punto percentuale rispetto al 2020, dal 16,8% al 15,6%, grazie alla tenuta delle pensioni non ancora toccate dall’inflazione invalidante del 2022. In altri Paesi europei come la Germania, invece, l’aumento del rischio di povertà ha colpito soprattutto la popolazione anziana e le donne, evidenziando lacune di lungo periodo legate alla gestione delle pensioni e al divario di genere che è sempre apparso meno evidente che in Italia.

Analizzando la situazione da un punto di vista territoriale, le condizioni, come da tradizione statistica, rimangono peggiori nel sud della penisola italica, per migliorare leggermente nel meridione e assestarsi su valori più bassi ma ancora preoccupanti nel nord Italia, dove le condizioni economiche sono migliori rispetto al resto del Paese ma ancora lontane dall’essere competitive rispetto ad altre nazioni europee dove, però, la situazione può essere ormai definita difficile come in Italia.

Dagli ultimi dati statistici, quindi, sembra chiaro che l’Italia conferma la mancanza di efficienza politica nel salvaguardare le risorse giovanili, attraverso programmi di welfare miopi e con un’economia ancora troppo legata alle capacità di risparmio delle “vecchie” generazioni. Nel 2021, quasi 3 milioni di minori, tra cui 789 bambini in età prescolare, vivono in famiglie con un reddito inferiore al 60% della media, con significative privazioni materiali e sociali in grado di incidere sulla loro formazione culturale e psicosociale.

 

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