Le parole banca, finanza, prestito o trasferimento non sono sconosciute a chiunque sia abbastanza grande da essere in grado di effettuare una qualsiasi transazione monetaria. Tuttavia, ci sono molti nuovi termini che sono apparsi come risultato della professionalizzazione dell’economia all’interno della società civile, cioè da quando i cittadini hanno acquisito conoscenze in termini economici; il tasso di rendimento del capitale o il margine di interesse netto sono alcuni di questi.
Forse le crisi economiche quasi cicliche dal 2008, le vulnerabilità del settore bancario con l’introduzione di nuovi strumenti tecnologici, l’incertezza dopo l’invasione russa dell’Ucraina o l’inflazione hanno creato un sentimento di preoccupazione o interesse tra la società sulla necessità di sapere cosa sta succedendo al proprio denaro. Questi dati, tra i tanti, sono riportati nel rapporto presentato dal Gruppo Parlamentare Europeo ECR “La trasformazione del settore bancario nell’Unione Europea e nel Nord Europa e il suo impatto sulla concorrenza del settore negli Stati Baltici”.
In questo caso, sebbene venga fatta una riflessione generale sulla situazione attuale del settore finanziario in Europa, le particolarità che caratterizzano questo settore nei Paesi Baltici: Lituania, Lettonia ed Estonia, portano a conclusioni importanti.
In primo luogo, è importante sottolineare che il lavoro svolto dalle istituzioni bancarie e finanziarie è di rilevante importanza per la società nel suo complesso, in qualsiasi parte del mondo. In altre parole, le banche sono responsabili, tra le altre cose, del finanziamento di ponti, strade, aeroporti e di varie infrastrutture necessarie al buon funzionamento di qualsiasi comunità. Inoltre, non si tratta solo di creare nuove infrastrutture, ma anche di generare nuovi posti di lavoro e aumentare il numero di occupati, con conseguenti benefici per la salute economica e sociale.
I cambiamenti o le circostanze di cui sopra hanno portato con sé cambiamenti profondi, quasi strutturali, all’interno del settore finanziario e questo è una diretta conseguenza della necessità prevalente di far esistere le banche, anche se queste devono essere riconvertite a una realtà più digitale. Nascono così le cosiddette “neobanche”, ovvero banche che offrono solo servizi digitali. Questo, per i tempi tecnologici attuali, sembra essere un vantaggio e uno strumento più che utile per non perdere quella che alcuni hanno definito rivoluzione tecnologica. Questo, d’altra parte, non può in alcun modo andare a discapito di un servizio di base che, come detto nelle righe precedenti, sembra riguardare ogni persona abbastanza grande da effettuare una transazione economica. Questo fatto ha conseguenze negative e dirette soprattutto sui settori più anziani della popolazione europea, cioè su coloro ai quali dobbiamo la creazione di questa Europa e di questa società di pace e, in una certa misura, di prosperità. Le istituzioni europee devono quindi, con il loro potere normativo, garantire i servizi bancari di cui gli anziani possono avere bisogno, prestando particolare attenzione anche a quelle regioni con grandi aree rurali, come la Spagna o la Polonia, dove i servizi di base sono scarsi.
Un’altra conclusione interessante che si può trarre da questo report, e che è collegata al punto precedente, è quella relativa alle politiche ESG che le banche stanno attuando. In altre parole, quelle politiche che hanno come spina dorsale l’ambiente, la responsabilità sociale e il buon governo e che hanno suscitato tante polemiche in paesi come gli Stati Uniti. Qui nell’Unione Europea, tuttavia, sempre più aziende, anche economiche, decidono di applicare queste politiche, pur dimenticando di considerare ciò che è importante per le istituzioni finanziarie: offrire un servizio garantito che funzioni per tutti i cittadini, indipendentemente dall’età, dalla situazione economica o dal contesto.
Questi due aspetti sopra citati, l’applicazione delle politiche ESG e il nuovo modello di banche tecnologiche, hanno accelerato la creazione di un fenomeno che il rapporto, e qui c’è un’altra delle conclusioni, ha chiamato costumer mobility. La verità è che, secondo il Global Banking Consumer Survey 2023 di Accenture, solo il 23% dei cittadini intervistati valuta positivamente la gamma di prodotti della propria banca e, inoltre, la tendenza sembra portare a una divisione nell’acquisto di servizi finanziari in entità diverse da parte dello stesso utente. Questa realtà, ai margini dell’Unione Europea, è più accentuata nei Paesi Baltici: Lituania, Lettonia ed Estonia, il che porta all’ultima conclusione.
I paesi baltici sembrano avere due problemi principali che li fanno distinguere dalla tendenza che il resto degli Stati dell’Unione Europea mantiene. Da un lato, sembrano esserci problemi con i clienti stranieri che operano in queste banche a causa della loro vicinanza geografica alla Russia, dovendo applicare forti misure contro il riciclaggio di denaro o gli atti di corruzione, il che ha portato a una diminuzione del numero di clienti. D’altra parte, sembra che le banche di questi paesi, soprattutto in Lettonia, siano fortemente dipendenti dalle banche svedesi, il che le rende meno competitive a livello regionale e locale. Ciò si traduce in un minore incentivo a proporre, tra di loro, offerte di tassi di interesse coerenti per il rimborso di mutui o prestiti, per cui le alternative in questi paesi sono poche, il che li rende un’eccezione europea.
Forse, quindi, una possibile soluzione a questi problemi potrebbe essere una revisione dei requisiti istituzionali per le banche, rispettando il loro buon lavoro e la loro indipendenza, ma ricordando la necessità di offrire servizi completi che soddisfino le esigenze di tutti gli strati sociali, nonché per i Paesi baltici di raggiungere un maggior grado di dipendenza dai clienti russi che non sempre operano secondo formule legali, e di ottenere una maggiore sovranità finanziaria contro gli agenti esterni che ostacolano la competitività e i servizi ai cittadini.