
Nelle scorse settimane la Commissione Europea ha presentato l’EU Youth Report 2024. Un insieme di dati che compongono e delineano una panoramica delle condizioni di vita dei giovani all’interno dei Paesi membri dell’Unione Europea, anche a fronte della presentazione dei progressi ottenuti dalle istituzioni europee all’interno della Strategia UE sulla Gioventù 2019-2027. In termini generali si possono rilevare alcuni dati positivi, come quello riguardante il numero dei giovani che votano, ma allo stesso tempo ci sono dei numeri che non possono non far riflettere sul corso che le Istituzioni europee dovranno prendere nei prossimi anni.
I NUMERI DEL REPORT
Il report richiama alcuni dei dati contenuti nel sondaggio di Eurobarometer per sottolineare che l’impegno della Commissione Europea è volto a garantire la centralità delle voci dei giovani all’interno delle politiche dell’Unione. In particolare, il sondaggio di Eurobarometer parla di un 61% di giovani che si dice ottimista sul futuro dell’UE, oltre ad un 60% che afferma che le istituzioni europee abbiano un ruolo positivo nella società. Il sondaggio esplora anche quali, secondo i giovani, siano i punti di forza dell’UE. Il 32% sottolinea l’importanza della libertà di circolazione tra Paesi membri, con il 39% che la associa alla libertà di viaggiare e conoscere altri luoghi. Il 28% dei giovani intervistati nel sondaggio di Eurobarometer ripone molta fiducia nelle relazioni e nella solidarietà che si può innescare tra gli Stati membri in caso di necessità, mentre per il 30% è fondamentale la possibilità di accedere a programmi e a linee di finanziamento dell’Unione Europea. Sono elementi concreti quelli verso cui guardano i giovani europei, soprattutto se teniamo conto di un altro dato molto interessante: quello dei votanti tra i giovani. Sono infatti il 70% i giovani che votano alle elezioni, un dato interessante, che forse è però più collegato alle vicissitudini nazionali che a quelle continentali. Infatti è innegabile che l’affluenza alle elezioni europee del 2024 sia diminuita rispetto all’appuntamento elettorale del 2019. Questo fa pensare che le politiche rivolte ai giovani debbano, in primis, mantenerli motivati e attenti anche alle dinamiche della politica europea.
I DATI PIÙ PREOCCUPANTI
Il report porta all’attenzione anche diversi elementi che possono far ripensare l’impatto che alcune politiche europee possono avere sugli strati più giovani della nostra società. Sul fronte della salute mentale, l’analisi ha riportato che quasi la metà di giovani ha avuto problemi di natura emotiva o psicosociale negli ultimi dodici mesi. Inoltre, seppur di strada ne è stata fatta, anche sul fronte dell’istruzione ci sono dati che fanno pensare, come il 30% dei quindicenni in difficoltà con la matematica di base, oppure l’analfabetismo digitale del 28% dei giovani tra i 16 e i 29 anni. Ci sono poi i dati sulla disoccupazione che si ferma al 10%, con molti di questi giovani classificabili come NEET (cioè, che non studiano e non lavorano). La disoccupazione diventa un elemento ancora più importante se si guarda a gruppi vulnerabili o alle dinamiche innescate in situazioni di disabilità. Qui gli ostacoli da superare per i giovani europei sono molto più grandi, e circa un quarto di loro è a rischio povertà.
SU COSA CONCENTRASI
L’attenzione sulla creazione delle politiche per i giovani non può che partire dalle richieste e dalle necessità dei giovani stessi. La volontà di coinvolgerli già espressa dalla Commissione è sicuramente un elemento da perseguire. Soprattutto se guardiamo ai dati, con il 38 % degli intervistati che guarda agli investimenti dell’Unione Europea e che li vorrebbe maggiormente spinti verso alloggi a prezzi accessibili e sul sostegno al costo della vita. Per poi passare, via via che si scorrono i dati, all’istruzione, formazione e competenze (il 29%) e al benessere e alla salute mentale (nel 28% dei casi).