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I dazi, l’Europa e la Cina: le mosse di Trump nella nuova economia globale

Commercio ed Economia - Aprile 13, 2025

Lo scenario economico globale in questi ultimi giorni è in continuo movimento. La situazione muta di giorno in giorno, se non addirittura di ora in ora. Le dichiarazioni si rincorrono e sovrappongono in un botta e risposta continuo, che poco sembra influire sull’andamento dei mercati e delle borse in forte calo. Si cerca il rimbalzo delle maggiori piazze internazionali, ma anche i segni positivi sugli indici poco valgono se si pensa all’entità dei miliardi di dollari bruciati in poche ore dopo l’annuncio dei dazi da parte del Presidente statunitense Donald Trump. Si parla di qualcosa come 9.500 miliardi di dollari andati in fumo nei mercati in poco meno di tre giorni, con borse nell’area asiatica che non vedevano risultati così bassi dalla crisi del 1997, o dal periodo del Covid per quanto riguarda le piazze europee. Ma nemmeno negli Stati Uniti la situazione è rosea e sono diverse le voci che si stanno alzando contro le decisioni del tycoon, alcune delle quali arrivano da molto vicino la Casa Bianca.

LA SITUAZIONE NEGLI STATI UNITI
C’è un’unica certezza in questa situazione così fumosa e in continua evoluzione: quello che fino ad oggi è sembrato essere il braccio destro di Trump, Elon Musk, non è contento delle politiche economiche imposte dal Presidente. Lo ha scritto il Washington Post citando fonti anonime, ma lo ha anche esplicitato lo stesso imprenditore sudafricano, con passaporto canadese e statunitense, in un post su X nel quale richiamava il famoso “discorso della matita” dell’economista premio Nobel Milton Friedman. Si tratta di una vera e propria presa di posizione contro le idee di Trump e contro l’imposizione dei dazi. Gli analisti rimarcano come anche nel campo dei Conservatori del GOP ci sia una netta frattura, con diversi sostenitori di Trump che non sono più certi delle sue capacità e che non sarebbero più pronti a seguirlo ad occhi chiusi lungo il sentiero che sta disegnando per la società e l’economia statunitense. Anche i sostenitori e i finanziatori della sua campagna elettorale, a partire dai miliardari della Silicon Valley, non sono più certi che il tycoon stia facendo gli interessi dell’economia a stelle e strisce. La previsione (quella fatta dai guru di Wall Street) è che i dazi imposti in questi giorni faranno salire l’inflazione e rallenteranno la crescita americana. Oltre a questo, la decisione di Trump starebbe ponendo le basi per un vero e proprio conflitto economico globale che porrebbe su fronti opposti gli Stati Uniti, la Cina e l’Unione Europea (tralasciando, ma solo per il momento, l’economia di Mosca).

IL BOTTA E RISPOSTA CON IL DRAGONE
Naturalmente con Pechino lo scontro commerciale è ad altissimo livello, con Trump che ha già minacciato un innalzamento del 50% dei dazi attuali (portando la tassazione per alcuni prodotti oltre il 100% del prezzo), sempre che dalla Cina non arrivi prima la revoca unilaterale dei suoi dazi del 34% imposti come ritorsione alle scelte di Washington. Naturalmente al momento lo sguardo del tycoon è (o comunque dovrebbe essere) tutto rivolto alle mosse del dragone cinese. Il vero avversario degli Stati Uniti in questa congiuntura è infatti proprio Pechino, soprattutto per il ruolo che potrebbe giocare sul mercato internazionale come alternativa al mercato statunitense.

ANCHE L’UNIONE EUROPEA GUARDERÀ AD EST?
Dal canto suo l’Unione Europea è pronta ad attivare delle misure che verranno discusse nei prossimi giorni, anche se sul fronte delle singole cancellerie le sensibilità su questa vicenda differiscono anche sensibilmente. Di certo c’è lo sguardo della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si è spostato ad Est, anche grazie ad un colloquio telefonico intercorso con il premier cinese Li Qiang. Nonostante non siano emersi i dettagli del colloquio, quello che è trapelato dall’esecutivo dell’Unione Europea è che sia stata sottolineata l’importanza della stabilità e della prevedibilità dell’economia globale. Una logica di lungo corso contrapposta alle spinte e alle disposizioni shock del Governo statunitense che invece hanno interrotto queste dinamiche. Sempre nel colloquio sarebbe poi emerso che starebbe all’Unione Europea e alla Cina il ruolo di sostegno di un sistema commerciale forte e libero. Un vero spauracchio per Donald Trump, che forse potrebbe pesare ancora più dell’imposizione di dazi contrapposti e del mancato sostegno interno dei suoi fedelissimi.