
Con la morte di Papa Francesco non si è spento l’interesse della Chiesa per l’Intelligenza Artificiale e per le sfide che questa nuova tecnologia potrebbe porre all’umanità nel prossimo futuro. La presenza dell’ex pontefice all’interno del panel sulla IA nel recente vertice del G7, organizzato in Italia lo scorso giugno, così come i documenti pubblicati dal Vaticano ad inizio anno, fanno comprendere la presenza di una profonda riflessione nei vertici della Chiesa proprio per cercare di indagare, individuare e stabilire quali siano i limiti e le peculiarità di questa tecnologia. Naturalmente, dal punto di vista della Chiesa e del pontefice l’interesse è anche legato alle implicazioni etiche che l’Intelligenza Artificiale porta con sé, anche sotto il profilo dell’informazione e della conoscenza diffusa. Ora, tra le tante analogie che in queste settimane si stanno rilevando tra Papa Francesco e il suo successore al soglio pontificio, c’è sicuramente l’interesse per questa tecnologia, tanto da farne quasi un caposaldo del suo pontificato, volto a delineare una strada da seguire nell’interazione con l’IA e nelle sfide che questa ci presenterà.
DALLA RIVOLUZIONE DELLA RERUM NOVARUM ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Una volontà, quella di occuparsi di Intelligenza Artificiale, che il Santo Padre ha richiamato anche nella scelta del nome Leone XIV. Lo sguardo del pontefice è alla congiuntura storica che ha affrontato il suo predecessore Leone XIII. Autore dell’importantissima enciclica Rerum Novarum, pubblicata il 15 maggio 1891, questo pontefice affrontò la questione sociale nel difficilissimo e inedito contesto della prima grande rivoluzione industriale. Il parallelismo, alla base della scelta del nome, sta nelle sfide che ai giorni nostri ci troviamo a dover superare, con la Chiesa che dovrà essere pronta a trasmettere il suo insegnamento sociale per comprendere e governare questa nuova “rivoluzione industriale” legata agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale. Sfide inedite, che sono pronte a mettere l’umanità davanti a temi quali l’etica, la giustizia e più banalmente il lavoro. Si va quindi stabilendo un vero e proprio parallelo tra le sfide sociali della fine dell’Ottocento e quelle dei giorni nostri.
NON DIMENTICHIAMO L’ALGORETICA DI PAPA FRANCESCO
In ogni caso, il punto di partenza per qualsiasi riflessione che potrà essere avanzata da Leone XIV non potrà prescindere dai punti centrali espressi in questi ultimi anni dal suo predecessore. Come già ricordato, Papa Francesco partecipò lo scorso giugno al vertice del G7 – la prima volta per un pontefice – con un lungo e attesissimo intervento sulle sfide dell’Intelligenza Artificiale. Un discorso lucido e puntuale che ho avuto il piacere di riascoltare prima di stendere questa breve analisi e che, con molta probabilità, tornerò a visitare più volte nel corso dei prossimi anni. Un punto di partenza, quindi, un momento fondamentale da cui iniziare per far fronte alle nuove sfide, ma senza dimenticare quali siano gli elementi essenziali e le linee guida per orientarsi in un panorama tecnologico così sfuggente e allo stesso tempo attraente. Lo stesso Bergoglio parlò della IA come di uno strumento “affascinante e tremendo” allo stesso tempo, posto nelle mani degli uomini come frutto del loro potenziale creativo donato da Dio, ma che pone gli stessi esseri umani nel difficile compito di definirsi, con il rischio di farlo solamente come altro rispetto all’Intelligenza Artificiale. È per questo che al centro dello sviluppo deve essere comunque posta la dignità umana, in modo da essere il centro di una nuova proposta etica ampiamente condivisa. Su questo frangente Papa Francesco, durante il suo pontificato, ha lanciato un concetto che è di sicura ispirazione: quello di “algoretica”. Espressa per la prima volta in occasione della firma nel 2020 della “Rome call for AI ethics”, si tratta della necessità, sempre più sentita ormai, di realizzare una moderazione etica degli algoritmi alla base delle nuove tecnologie.
UNA GERARCHIA DI VALORI DA CONDIVIDERE
Per arrivare a quella moderazione etica degli algoritmi enunciata da Papa Francesco, sarà però necessario individuare una gerarchia di valori che possano essere condivisi tra tutti gli attori. Una sfida, questa, lanciata da Bergoglio nel giugno scorso ai ‘sette grandi’ del pianeta, ma che sicuramente dovrà essere raccolta anche dal suo successore Leone XIV. Principi condivisi, dunque, che possano essere chiave e guida nel discernere e nel dissipare i dilemmi etici ed ideologici con cui sicuramente l’umanità si scontrerà nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Leone XIV ha quindi preso spunto dalla convinzione di Papa Francesco di trovarsi alle soglie di una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, caratterizzata da trasformazioni veramente epocali. Questa congiuntura potrà essere fautrice di un enorme progresso scientifico e tecnologico, con il rischio però di accrescere in maniera smisurata l’estrema ingiustizia sociale. Il tema è, quindi, quello dell’eguaglianza nell’accesso a queste tecnologie, oltre che nel governare i principi etici e morali che le regolano. Una Intelligenza Artificiale votata soltanto allo sviluppo economico e che tralasci principi sociali cari – non solo – alla dottrina della Chiesa certamente non potrà avere un approccio egualitario nelle funzioni che le verranno richieste. Una tecnologia che invece possa contenere un algoritmo sviluppato, tenendo conto dell’etica e di principi condivisi, sarà quindi ampiamente più accessibile e socialmente egualitaria. La messa in comune delle conoscenze, magari con la creazione di un polo comune di sviluppo, potrebbe essere la strada migliore da seguire, il tutto evitando che questa tecnologia finisca per essere appannaggio esclusivo di grandi compagnie private che avrebbero poco interesse nello sviluppare i lati sociali ed etici di questo processo. Senza dimenticare temi come la privacy e la protezione dei dati, che comunque sarebbero oggetto di tutela maggiore qualora l’Intelligenza Artificiale fosse sviluppata secondo principi etici definiti e condivisi.
UN RUOLO PER L’UNIONE EUROPEA
Quale può essere, in definitiva, il ruolo dell’Unione Europea in questo processo e come può questo essere stimolato e, in qualche misura, guidato dall’impegno della Chiesa e del Pontefice sugli aspetti etici e morali dello sviluppo di queste nuove tecnologie? Sicuramente per l’UE sarebbe utile arrivare a costituire un grande spazio comune per la condivisione di dati e infrastrutture, anche al servizio dello sviluppo dell’IA. Un qualcosa che in vari termini è stato proposto anche dai recenti rapporti di Draghi e di Letta e che potrebbe andare di pari passo con lo sviluppo di quell’algoretica prospettata da Papa Francesco. Creare un modello europeo di Intelligenza Artificiale, che sia soprattutto sociale e moralmente aderente ai principi e ai cardini dell’Unione Europea che sono condivisi dagli Stati membri. Inoltre, questa nuova IA non dovrebbe essere volta unicamente alla ricerca dello sviluppo economico, ma dovrebbe puntare soprattutto al sociale, cercando quindi di superare quella dicotomia tra Paesi e ceti che potrebbe essere alla base degli squilibri sociali del futuro. L’Unione Europea potrebbe avere come scopo, quindi, proprio la facilitazione all’accesso a questa tecnologia per tutti. C’è un aspetto che ritengo molto interessante quando si parla di Intelligenza Artificiale e della sua diffusione tra i cittadini: si tratta dei dati del 2023 che sono stati diffusi dalla Commissione europea sulla Digital literacy dei cittadini dell’Unione. Questi dati restituiscono un tasso medio di alfabetizzazione digitale di 6,2 su 10. Per questo, con l’obiettivo di innalzare questo indice, l’Unione Europea deve comprendere quanto potrebbe essere importante studiare e implementare delle vere e proprie campagne di alfabetizzazione digitale per formare i cittadini (di tutte le età e di ogni ceto) non solo all’utilizzo delle nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale, ma anche allo sviluppo di competenze digitali di base. Un processo che dovrebbe via via inserirsi sempre di più all’interno dei programmi scolastici, con un’istruzione che potrebbe riprendere allo stesso tempo temi etici, alfabetizzazione informatica e nuove tecnologie.