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Lunga vita alla nostra diversità linguistica europea!

Cultura - Ottobre 4, 2025

L’UE ha 24 lingue ufficiali. In tutta Europa si parlano più di 200 lingue indigene. Se vogliamo coltivare e sviluppare la nostra cultura europea (le nostre culture!) dobbiamo anche coltivare le nostre lingue.

La notevole migrazione in Europa degli ultimi decenni ha esercitato una certa pressione sulle nostre lingue autoctone. Ciò è particolarmente evidente nei paesi che da tempo ospitano grandi minoranze, come la Francia e la Svezia. In questi paesi si sono sviluppate delle varianti minoritarie delle lingue indigene, che a loro volta hanno influenzato l’uso della lingua da parte delle generazioni più giovani in alcune parti della popolazione indigena di questi paesi.

Ma c’è da chiedersi se le nostre lingue europee non siano ancora più influenzate dalla globalizzazione e da Internet. Ed è proprio l’inglese che sta diventando una lingua franca sempre più utilizzata in tutto il mondo, anche in Europa.

In Svezia, dove è facile avviare scuole indipendenti, sono nate diverse “scuole inglesi” sia a livello di scuola primaria che di scuola secondaria. In queste scuole, spesso popolari, gran parte dell’insegnamento viene svolto in inglese. Ciò è stato criticato in precedenza dall’Accademia svedese (nota per la selezione del vincitore del Premio Nobel per la letteratura ogni anno), che ritiene che le scuole svedesi dovrebbero insegnare in svedese.

La Svezia è tradizionalmente un paese che assorbe facilmente l’influenza straniera. Molti ritengono che la Svezia si sia spinta più avanti di molti altri paesi nell’anglicizzazione dello spazio pubblico e della conversazione che purtroppo deriva dalla globalizzazione e da Internet in tutta Europa.

Il quotidiano Dagens Nyheter ha recentemente pubblicato una rubrica che ha suscitato una certa attenzione. L’autore dell’articolo, Aron Lund, è un analista del Medio Oriente e lavora presso il National Defense Research Institute svedese. Ritiene che la Svezia debba inasprire le sue leggi linguistiche e osare seriamente sfidare l’anglicizzazione della lingua che è diventata così diffusa ed evidente che molti non reagiscono più ad essa.

Tra le altre cose, nota che alcune aziende stanno abbandonando lo svedese come lingua di lavoro, che la maggior parte delle tesi di dottorato prodotte nelle università svedesi sono scritte in inglese e che i conservatori linguistici mettono in guardia dalle cosiddette “perdite di dominio”, ovvero dal fatto che lo svedese non offre più una terminologia sufficiente in vari campi e diventa quindi inutilizzabile in contesti accademici e professionali.

Aron Lund parla di un “circolo vizioso”: “Più l’inglese prende spazio in un determinato contesto, più lo svedese appare inappropriato, non necessario, smielato e straniero”.

Fa anche notare che le università prendono nomi inglesi, che le varie settimane a tema nelle città si chiamano “Art Week”, “Design Week” o “Craft Week” (in inglese, appunto) e che persino le forze armate svedesi (che ora stanno entrando a far parte della NATO) usano termini inglesi come “Chief Information Officer” e “Marine Weekend”. Aron Lund si chiede se la Svezia non sia già occupata da una potenza straniera di lingua inglese? Gli svedesi non dovrebbero difendere anche la loro lingua e cultura?

Lund osserva che coloro che sottolineano questa evoluzione sono spesso dipinti come persone scontrose e arretrate. Non capiscono che le lingue sono in continua evoluzione. Rischiano persino di essere accusati di usare un “linguaggio razzista”. Aron Lund spiega con franchezza che è “importante fregarsene di persone come queste”. Ciò che serve è un maggiore fascismo linguistico svedese. Secondo lui, le autorità svedesi devono intervenire per invertire la tendenza. Non servono argomentazioni sottili e sofisticate sul cambiamento e l’apertura, ma misure concrete per salvare la lingua svedese.

Lo svedese è una lingua nordica e germanica che si è sviluppata dal comune norreno antico, parlato in tutta la Scandinavia (non in Finlandia) fino a circa l’anno 1000. Il norreno antico fu preceduto dal proto-norreno e i ricercatori non sanno da quanto tempo esistesse in quelle che oggi sono Svezia, Norvegia e Danimarca. In generale, non si sa da quanto tempo le lingue germaniche, che sono una delle numerose varietà delle lingue indoeuropee, siano state parlate nell’Europa settentrionale.

L’unica cosa che sappiamo è che un paese come la Svezia ha avuto un lungo sviluppo ininterrotto di quella che può essere considerata un’unica lingua. Ora questa situazione è in qualche modo minacciata dalla forte presenza dell’inglese nella società svedese. Tutti i conservatori dovrebbero preoccuparsi di questo sviluppo e lavorare per garantire che non solo la Svezia, ma tutti i paesi europei mantengano e sviluppino le proprie lingue originali. Viva la diversità europea!