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I bitcoin hanno un impatto ambientale simile a quello del petrolio

Ambiente - Ottobre 18, 2022

Danni all’ambiente per 12 miliardi di dollari in 5 anni

Nonostante la natura puramente virtuale della criptovaluta, dall’analisi condotta da alcuni ricercatori del New Mexico, USA, pubblicata su Scientific Reports, è stato stimato che la produzione di BitCoin richiede una quantità di energia tale da generare un inquinamento ambientale paragonabile a quello causato dall’estrazione del petrolio.

La produzione della cosiddetta “moneta elettronica” richiede calcolatori elettronici in continuo processo che eseguono calcoli semplici ma estremamente lunghi che, tuttavia, diventano sempre più complessi con l’aumento della quantità di BitCoin in circolazione. Nel 2020, l’elettricità necessaria per i calcoli relativi alla circolazione della moneta virtuale è stata stimata in 75,4 Terawatt all’ora (TWh), pari a circa un quarto del consumo energetico totale di una nazione come l’Italia in un anno.

L’elettricità necessaria a far funzionare le macchine di calcolo che regolano la produzione della criptovaluta ha causato danni ambientali, secondo lo studio americano, per oltre 12 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2021, inquinando più dei famigerati allevamenti di bestiame, considerati, ad oggi, tra le principali cause di danni all’ambiente causati dall’uomo. I ricercatori hanno stimato che la generazione di un singolo BitCoin produce energia pari alla metà del suo attuale valore di mercato che rappresenta, in generale, il 35% del valore della criptovaluta prodotta.

A dicembre 2021, la capitalizzazione di mercato di BitCoin era di 960 miliardi di dollari, con una quota di mercato del 41% su tutte le criptovalute, e l’impatto ambientale di un’elaborazione di dati così vasta non è mai stato valutato. Ora è certo che si tratta di un’attività ad alta intensità energetica. L’elettricità necessaria ai computer BitCoin è prodotta principalmente da combustibili fossili come il carbone o dall’uso di gas naturale, perché sono ancora poche le aziende che si impegnano per uno sviluppo energetico radicalmente più sostenibile.

A questo punto, sono necessari dati inconfutabili sul reale consumo di energia nella produzione di valute virtuali, per spingere le nazioni politiche a creare meccanismi di governance per un’industria emergente e decentralizzata che regoli anche la produzione di criptovalute.

Diverse criptovalute stanno affrontando il tema con l’adozione di sistemi di produzione di energia estremamente sostenibili, puntando su impianti fotovoltaici o eolici che, tuttavia, non riescono ancora a rispondere efficacemente alla domanda di energia e sono comunque integrati da sistemi classici e ancora troppo inquinanti.

BitCoin si sta concentrando molto, ad esempio, sull’energia solare per la gestione dei suoi computer mentre Ethereum, un diretto concorrente, si sta concentrando su un importante aggiornamento del software aziendale chiamato The Merge che segna il passaggio della rete di produzione dal proof-of-work. (PoW) al meccanismo di consenso Proof-of-Stake (PoS). Il sistema PoW si basa su una formula matematica detta “crittografica” necessaria per la convalida delle transazioni di valuta virtuale e richiede una notevole potenza di calcolo da parte dei sistemi informatici a fronte di un numero piuttosto ridotto di transazioni elaborate. Il sistema PoS, invece, essendo una procedura basata su un algoritmo decisamente più semplice e definito anche più “democratico”, consuma molta meno energia e, fin dalla sua nascita nel 2012, è considerato il metodo più adatto a mantenere l’efficienza grazie al minor consumo energetico.

Dopo il cambio di rotta di Ethereum, sono molte le associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente che chiedono a BitCoin di adottare lo stesso sistema per ridurre il consumo energetico. In risposta a questo invito, Angelo Kondylas, di Lumos Digital Mining, ha dichiarato che il nuovo centro di “mining” di BitCoin in Australia, gestito dalla società che rappresenta, ha un potenziale di generazione della criptovaluta pari a 100 unità in un anno. utilizzando solo l’energia generata dai pannelli fotovoltaici.

 

Alessandro Fiorentino

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