
La realizzazione di un primo elenco dei Paesi di origine sicura per l’Unione Europea è certamente un passo in avanti da parte della Commissione in merito alle politiche sull’immigrazione, oltre ad essere descrivibile (nella volontà di accelerare su alcune norme) come un avvicinamento al sistema immaginato e messo in piedi dal Governo italiano della Premier Giorgia Meloni.
L’ELENCO DEI PAESI DI ORIGINE SICURI
La presentazione di questo elenco era già stata annunciata dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der leyen, all’interno della lettera inviata ai leader dei Paesi membri in preparazione del summit di marzo dell’Unione Europea. In quel testo la Presidente aveva confermato l’intenzione di redigere l’elenco e di presentarlo nelle successive settimane. Così il 16 aprile scorso è stato reso noto l’elenco che porterà i cittadini provenienti da quindici Paesi a vedere le loro richieste di asilo analizzate con una procedura accelerata. Questa, come previsto anche dal Patto per la migrazione dello scorso anno, potrà essere svolta alla frontiera oppure in zone di transito. L’elenco comprende anche i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione Europea, questo perché la Commissione ha ritenuto che, avendo ottenuto questo status, già soddisfino (perlomeno in linea di principio) i criteri del “Paese sicuro”. L’elenco comprende quindi Albania, Bosnia, Georgia, Moldavia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Turchia, ai quali si aggiungono Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Naturalmente l’elenco potrà essere aggiornato nel tempo e, in ogni caso, non va a sostituire – ma solo ad integrare – gli elenchi redatti dai Governi dei singoli Paesi membri dell’Unione Europea. Per comprendere questo elenco vanno naturalmente considerati i dati. Si deve infatti tenere presente che i migranti che provengono da questi Paesi hanno un tasso di riconoscimento di protezione internazionale bassissimo, spesso addirittura inferiore al 5%.
L’ENTRATA IN VIGORE E L’ACCELERAZIONE
Quello fatto dalla Commissione è sicuramente un passo avanti importante, soprattutto per i Paesi membri più direttamente coinvolti nel fenomeno dell’immigrazione, perché posti ai confini dell’Unione Europea. Considerato però che il Patto per la migrazione e l’asilo non entrerà in vigore prima del giugno 2026, è sicuramente importante analizzare la proposta della Commissione per accelerare sull’applicazione di due norme. La prima riguarda la possibilità per gli Stati membri di applicare una procedura accelerata per i cittadini provenienti da Paesi in cui il 20% o meno dei richiedenti ottiene una qualche forma di protezione internazionale. La seconda norma riguarda la designazione dei Paesi di origine sicuri (che integrano l’elenco della Commissione) e dei Paesi Terzi sicuri (i luoghi verso cui possono essere deportati i richiedenti asilo respinti dall’Unione), dando agli Stati membri la possibilità di escludere delle regioni o delle categorie di individui che siano chiaramente e inequivocabilmente identificabili.
IL CASO ITALIANO
Il fatto che la Premier Meloni abbia immediatamente plaudito all’iniziativa della Commissione è certamente legato alle criticità riscontrate dall’Italia nel funzionamento dell’accordo con l’Albania. Non è stato infatti facile in passato dirimere la controversia sulla designazione di un Paese come sicuro. Questo ha portato i Tribunali di alcuni Stati dell’Unione a bloccare le procedure di espulsione di migranti trattati con procedure accelerate. Il motivo di tale decisione riguardava il metodo con cui un Paese potesse essere considerato sicuro. Si tratta di una questione che ha dato origine anche ai problemi dell’accordo tra Italia e Albania, con il Governo Meloni che avrebbe voluto analizzare sul territorio albanese le domande provenienti da alcuni richiedenti asilo. Il blocco dei trasferimenti anche in questo caso è stato decretato dai Tribunali (e demandato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea) perché non era ben chiaro se i Paesi di origine dei richiedenti si potessero considerare sicuri nella loro interezza. È per questo, infatti, che la Premier Meloni ha salutato con favore non solo l’elenco proposto dalla Commissione – riduttivo rispetto a quello dell’Italia che contiene diciannove Paesi – ma soprattutto l’accelerazione sulla norma che prevede l’indicazione di Paese sicuro anche con eccezioni territoriali o per categorie di persone. Un sicuro passo avanti nelle politiche migratorie che dà ragione al Governo italiano, in prima linea sul fronte Sud dell’Unione.