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Il riarmo svedese, il contesto post-neutrale e la minaccia russa

Politica - Agosto 26, 2025

Dopo oltre due secoli di non-allineamento, l’ingresso ufficiale della Svezia nella NATO nel 2024 ha rappresentato un punto di svolta epocale, avvenuto in un clima internazionale radicalmente mutato. A determinare tale cambio di rotta è stata, in particolare, la crescente percezione di minaccia proveniente dalla Russia, intensificata dall’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022. In questo nuovo quadro geopolitico, il riarmo svedese non appare come una misura episodica, ma come parte integrante di una strategia a lungo termine.

L’INGRESSO NELLA NATO COME CESURA STORICA

Per comprendere l’attuale fase di militarizzazione della Svezia, è indispensabile partire da un dato fondamentale: il superamento della neutralità storica. L’aggressione russa all’Ucraina ha radicalmente mutato il panorama strategico europeo. La percezione del rischio di espansione del conflitto e la crescente assertività militare di Mosca hanno indotto tanto la Svezia quanto la Finlandia a rinunciare a due secoli di neutralità per garantirsi la protezione collettiva prevista dall’art. 5 del Trattato Nord Atlantico. Il Parlamento svedese ha ratificato l’adesione con una maggioranza trasversale, riflettendo un consenso politico e popolare consolidato, favorito dall’evidenza dei rischi geopolitici emergenti.

RIARMO STRUTTURALE E AUMENTO DELLA SPESA MILITARE

Il nuovo assetto difensivo svedese si basa su una strategia di riarmo articolata e progressiva, in linea con gli standard NATO. Dal 2020, la spesa militare è già raddoppiata, raggiungendo il 2,4% del PIL, ma l’obiettivo dichiarato è di arrivare al 3,5% entro il 2032. Si tratta di una delle percentuali più alte tra i Paesi membri, segnale tangibile dell’impegno strategico assunto da Stoccolma all’interno dell’Alleanza Atlantica. Il programma di riarmo include l’acquisto di sistemi d’arma moderni – come droni, artiglieria avanzata, armi anti-nave e difese aeree – nonché un piano di investimento nelle capacità tecnologiche e cyber difensive, elementi essenziali nella guerra moderna.

UN ESERCITO ORIENTATO ALLA DETERRENZA ATTIVA

Il nuovo corso della difesa svedese rompe con l’approccio prudenziale del passato e si orienta verso una logica di deterrenza attiva, fondata sulla prontezza e sulla proiezione della forza. La riorganizzazione dell’esercito si accompagna alla revisione della coscrizione: reintrodotta nel 2017, essa ora prevede la soppressione della “regola dei dieci anni”, che stabiliva il limite massimo per il richiamo dei coscritti. Queste scelte rispondono a una nuova consapevolezza strategica: pur non confinando direttamente con la Russia, la Svezia si colloca in una posizione geograficamente sensibile, sia come potenziale corridoio di transito per le truppe NATO in caso di conflitto nel Baltico, sia per il controllo dell’isola di Gotland, punto chiave nel Mar Baltico.

COESIONE POLITICA E SUPPORTO POPOLARE

Un elemento non trascurabile della politica di riarmo svedese è il forte consenso trasversale che essa incontra. Il pacchetto di misure per il riarmo approvato dal Parlamento nel giugno 2025 ha ricevuto il voto favorevole anche dell’opposizione socialdemocratica, a testimonianza di una coesione nazionale sulle questioni di difesa. In un’epoca segnata da polarizzazioni politiche, questo aspetto rappresenta un punto di forza per la Svezia, che può così procedere speditamente nella realizzazione degli obiettivi strategici senza le incertezze tipiche di altri scenari nazionali.

UNA TRASFORMAZIONE SIGNIFICATIVA

Con l’ingresso nella NATO, la Svezia si sta rapidamente riconfigurando come attore pienamente integrato nell’architettura di sicurezza euro-atlantica. Il processo di riarmo intrapreso dalla Svezia rappresenta, infatti, una delle trasformazioni più significative nel panorama della sicurezza europea successivo al 2022. Questa evoluzione è il risultato dell’interazione di tre dinamiche principali. In primo luogo, l’adesione del Paese alla NATO ha comportato l’assunzione di nuovi obblighi nell’ambito della difesa collettiva, segnando una cesura rispetto alla tradizionale posizione di neutralità. In secondo luogo, il conflitto in Ucraina e la crescente assertività della Russia hanno profondamente modificato le percezioni di sicurezza all’interno della società svedese, determinando una maggiore consapevolezza della possibilità concreta di una minaccia diretta. Infine, questo cambiamento riflette anche un più ampio processo di ridefinizione dell’identità nazionale, che coinvolge la progressiva interiorizzazione, da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni, della possibilità di un conflitto reale, non più relegato alla sfera delle ipotesi teoriche. Da simbolo della neutralità nordica, la Svezia si sta rapidamente configurando come uno degli attori più dinamici all’interno della nuova architettura di sicurezza europea. Tuttavia, il successo di questo processo dipenderà, nel medio e lungo termine, da una serie di fattori cruciali. Sarà infatti fondamentale garantire il mantenimento di elevati standard qualitativi nelle forze armate, rendere sostenibile sul piano economico il progressivo aumento delle spese militari, e preservare la coesione politica interna necessaria per sostenere un simile cambiamento strategico.