fbpx

La legge sul mercato digitale diventa operativa

Legale - Marzo 18, 2024

Dal 7 marzo, nuove regole nell’UE. Sei big tech e ventidue servizi interessati

Dal 7 marzo 2024 diventeranno operativi gli obblighi derivanti dal Digital Market Act, la normativa voluta dall’Unione Europea per regolare in modo più equo e attento il sistema di concorrenza nel mondo dei servizi offerti nel mercato digitale. Il regolamento era stato proposto dalla Commissione europea alla fine del 2020. Secondo la tempistica prevista, dopo l’adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, il regolamento sarebbe entrato in vigore il 1° novembre 2022. A partire da maggio 2023, le regole hanno iniziato ad essere applicate.

Il Digital Markets Act introduce una nuova disposizione normativa volta a limitare le pratiche commerciali scorrette, che mira a garantire un regime competitivo, che promuove un migliore equilibrio tra interessi pubblici e privati, che mira a migliorare la governance del mondo digitale.

Identificazione dei gatekeeper e delle disposizioni normative

Con il Digital Markets Act (“DMA”), l’UE ha voluto innanzitutto regolamentare le posizioni dei cosiddetti Big Teck nel mercato digitale. Il termine “big tech” si riferisce alle aziende che oggi detengono il monopolio del settore digitale, con un fatturato di capitale che va dai 500 miliardi di dollari ai 2.000 miliardi.

L’UE ha stabilito, innanzitutto, i criteri oggettivi necessari per identificare i cosiddetti “gatekeeper”, ovvero le grandi piattaforme che forniscono servizi digitali. L’elenco comprendeva immediatamente, ad esempio, i motori di ricerca, i social network e i servizi di messaggistica istantanea. Il regolamento indica ai gatekeeper quali obblighi devono rispettare per lavorare all’interno dell’Unione Europea e quali azioni sono vietate. Per garantire l’osservanza delle disposizioni della DMA, la Commissione europea ha svolto indagini di mercato, in primo luogo per qualificare le aziende come gatekeeper, come richiesto dal regolamento, e in secondo luogo, in itinere, sia per aggiornare, ove necessario, gli obblighi da applicare, sia per fornire strumenti e strategie utili a ostacolare le trasgressioni del regolamento.

A partire dal maggio 2023, il regolamento prevede che le aziende interessate debbano informare la Commissione europea entro due mesi se sono in grado di soddisfare i criteri richiesti per operare all’interno dell’UE. La Commissione dovrà decidere entro 45 giorni sulla designazione dei gatekeeper. Le imprese individuate dovranno quindi conformarsi alla DMA entro sei mesi dalla decisione della Commissione.

Ad oggi sono coinvolte sei aziende del cosiddetto Big Teck, ovvero Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft, per un totale di 22 servizi che rientrano nel campo di applicazione del nuovo regolamento europeo. Questi includono, ad esempio, nel campo dei social network Facebook, TikTok e Instagram; servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp e Messenger; motori di ricerca Chrome e Safari; e sistemi operativi (Google Android, iOs e Windows Pc Os). Sono coinvolti 6 cosiddetti Big Tecks.

L’UE è tra le prime al mondo (sia a livello internazionale che nazionale) ad agire su questo tema e la DMA è quindi uno dei primi atti legislativi a stabilire regole in questo settore economico e commerciale. Fino ad oggi, le aziende che operano nel mercato digitale hanno svolto le loro attività senza regole specifiche, oppure si sono affidate a regole emanate nell’era pre-digitale. In questo modo, l’UE vuole limitare il dominio delle grandi aziende tecnologiche e incoraggiare la partecipazione di altri attori.

Tuttavia, è importante sottolineare e chiarire che la DMA non interviene modificando il sistema di regole di concorrenza già in vigore nell’UE, ma integra quanto già applicato.

Ma quali sono questi obblighi e divieti del Digital Market Act? Tra le “cose da fare” (cioè gli obblighi), ad esempio, troviamo la possibilità di consentire a terzi di poter interagire con i servizi del gatekeeper; consentire agli utenti della piattaforma di promuovere offerte e sottoscrivere nuovi contratti con i propri clienti anche al di fuori della piattaforma del gatekeeper; consentire a chi pubblica annunci sulle piattaforme di effettuare verifiche indipendenti, fornendo tutti gli strumenti e le informazioni utili a questo scopo. Le “cose da non fare” (cioè i divieti) comprendono, ad esempio, trattare i propri servizi in modo più favorevole rispetto a servizi o prodotti simili offerti da terzi; impedire ai consumatori di collegarsi a società esterne alle piattaforme; impedire la disinstallazione di software e app preinstallati; tracciare gli utenti e inviare pubblicità senza un esplicito consenso.

Regolamentazione e sanzioni uniformi

L’adozione della legge sul mercato digitale non solo ha portato chiarezza nella regolamentazione di un settore economicamente sempre più importante, fino ad allora privo di norme chiare e certe, ma ha anche contribuito a uniformare le disposizioni degli Stati membri, le cui leggi nazionali in materia stavano alimentando la frammentazione della legislazione dell’UE.

Il regolamento prevede sanzioni fino al 10% del fatturato totale per le aziende che non rispettano gli obblighi. Inoltre, il regolamento prevede che la sanzione possa essere raddoppiata se l’azienda viola le regole una seconda volta. In risposta a ciò, Big Tech ha iniziato ad annunciare che nei prossimi mesi verranno apportati cambiamenti importanti e sostanziali nella fornitura dei suoi servizi. Per il momento, tuttavia, non c’è nulla di certo e concreto, poiché le aziende attendono che la Commissione europea si pronunci sugli adeguamenti proposti.

Cosa cambia per gli utenti e il caso di Apple

Cosa cambia, quindi, nell’utilizzo dei servizi individuati dalla Commissione Europea tra quelli soggetti alle regole della DMA? Meta ha previsto versioni a pagamento di Facebook e Instagram, senza pubblicità, per rispettare le nuove regole europee; inoltre, Meta offrirà la possibilità di bloccare lo scambio di dati tra servizi diversi, ad esempio tra Facebook e Instagram. Google si è data una nuova veste, lavorando sul suo design per offrire spazi di maggiore visibilità sul suo motore di ricerca a servizi simili al suo offerti da altri. Google ha anche annunciato che sta lavorando per rendere più trasparente il sistema di Google Ads. Infine, proprio come ha fatto Meta, anche Google ha previsto di introdurre la possibilità di bloccare lo scambio di dati tra i diversi servizi offerti, ad esempio tra Google Maps e Chrome.

Più complessa è la situazione di Apple, che finora ha avuto un controllo più forte e meno aperto alla concorrenza sui servizi offerti. La big tech americana è in attesa della risposta della Commissione Europea sul piano di adeguamento, ma il clima tra l’azienda e l’UE è già bollente, a causa della multa che la CE ha già emesso nelle scorse settimane di 1,8 miliardi di euro per comportamento anticoncorrenziale.

In particolare, per la Commissione Europea, Apple non ha rispettato le norme antitrust dell’Unione Europea, prevedendo restrizioni che hanno impedito agli utenti iOS di conoscere e utilizzare servizi di abbonamento musicale più economici. Per la CE, il comportamento della società californiana ha violato l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Margrethe Vestager ha dichiarato che per più di dieci anni Apple ha “abusato della sua posizione dominante sul mercato” e ha impedito che “la sua posizione dimercato ” fosse “dominante”.gli sviluppatori di informare i consumatori sulla disponibilità di servizi musicali alternativi e più economici al di fuori dell’ecosistema Apple. Questo è illegale secondo le norme antitrust dell’UE” ed è, come detto, il motivo alla base della multa comminata alla big tech di Cupertino.

Proprio per questo motivo, una delle prime innovazioni che Apple offre ai suoi clienti è proprio la possibilità di accedere ad app store alternativi e concorrenti.

Siamo quindi in attesa di vedere come nei prossimi mesi questo nuovo regolamento renderà più equo il mercato europeo e migliorerà ulteriormente i servizi offerti ai cittadini.