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Nuovo patto europeo sull’asilo e l’immigrazione (II)

Legale - Aprile 20, 2024

Continuerò a spiegare questo nuovo Patto sull’Asilo e l’Immigrazione che ha lasciato insoddisfatta la destra del Parlamento Europeo, indignata la sinistra e, senza argomentazioni ragionevoli, la Grande Coalizione dei partiti popolari, socialisti e liberali, che sono stati costretti a votare a favore per il “timore” – a mio avviso infondato – che un nuovo Parlamento, più incline a posizioni conservatrici o patriottiche, avrebbe approvato un patto diverso.

E dico infondato perché il nuovo Parlamento che emergerà dalle elezioni del 9 giugno sarà sempre in grado, se la somma aritmetica glielo consentirà, di intraprendere riforme nei testi approvati, di fare pressione sulla Commissione o di riprendere la lunga marcia della riforma della direttiva rimpatri – che, come ho detto nell’articolo precedente – è stata dimenticata nel “pacchetto” approvato il 10 aprile.

Stavo dicendo che la riforma consiste in un massimo di 9 documenti legislativi. Se lo desideri, possiamo esaminarli tutti, magari in articoli diversi, dato che i testi approvati non sono né pochi né brevi.

Tra i documenti che potremmo definire minori all’interno del Patto c’è il Regolamento che stabilisce i requisiti per ricevere protezione internazionale nell’UE, che se si caratterizza per qualcosa è la sua mancanza di ambizione. In questo caso, saranno i partiti conservatori o di destra in Europa che, ragionevolmente, avranno motivo di respingerla, poiché questioni importanti come la necessaria revisione dello status di rifugiato nel caso in cui il paese di origine cessi di essere pericoloso non saranno obbligatorie, come richiesto dal Consiglio. Il Parlamento europeo di sinistra ha indubbiamente vinto su questo punto, forse come merce di scambio per altri dossier. In realtà, ancora oggi lavoriamo a livello mondiale con uno statuto sui rifugiati ormai superato, che risponde alla realtà internazionale del dopoguerra ma che non tiene conto di un mondo multipolare e mutevole in cui gli elementi o i fattori del processo di immigrazione sono di ogni tipo. In particolare, l’immigrazione clandestina e i movimenti di massa di persone sono diventati un’arma di quella che i professionisti chiamano guerra ibrida o zona grigia. È quello che stiamo vivendo ora in Europa, dove i colpi di stato nel Sahel, la scomparsa della presenza militare e politica francese e il ritiro degli aiuti dell’UE e delle missioni di controllo delle frontiere hanno spostato un enorme numero di migranti verso le coste della Mauritania.

Una questione essenziale è che coloro che richiedono asilo – e che lo ottengono – dovrebbero tornare nel loro paese d’origine non appena la situazione che potrebbe aver motivato l’asilo sia scomparsa, o almeno che sia garantita la sicurezza del ritorno nel paese d’origine. Questa misura è essenziale perché situazioni altrimenti normali – come la richiesta di asilo e di riconoscimento – che sono, per loro stessa natura, straordinarie, vengono sancite come situazioni normali.

Allo stesso modo, è consentito il ritorno della direttiva sugli standard di accoglienza per i migranti, che include il diritto di lavorare per 6 mesi dopo la richiesta di asilo, l’accesso all’assicurazione sanitaria, compreso il riconoscimento del diritto all’aborto (ammantato dall’espressione “salute sessuale e riproduttiva”), corsi di lingua, ecc. Questo è un altro testo per il quale la sinistra e il Parlamento europeo non hanno motivo di lamentarsi; al contrario, è stato ampiamente respinto dai partiti del buon senso, i partiti conservatori. Il divieto di trattenere i minori e i loro genitori solo perché sono clandestini è una contraddizione in termini e potrebbe compromettere l’attuazione di un’espulsione sistematica di coloro che non hanno il diritto di vivere e rimanere in Europa. Lo stesso si potrebbe dire in questo testo riguardo all’inclusione dei permessi di viaggio per recarsi in altri Stati membri, che va oltre il ragionevole e potrebbe portare ad abusi del sistema; e che, come ho detto nel mio primo articolo, mette inutilmente i cosiddetti paesi di ingresso (Spagna, Italia, Grecia, per esempio) contro i paesi del Nord.

 

l'accoglienza di immigrati clandestini nei centri