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Un’eredità di crisi: Cosa poteva fare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Commercio ed Economia - Ottobre 28, 2022

Venerdì21 ottobre, la Presidente di ECR e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è stata nominata Presidente del Consiglio dei Ministri dal Presidente Mattarella e la mattina successiva ha prestato giuramento insieme al suo Gabinetto. La notevole velocità con cui il neo-premier si è mosso è un riflesso delle attuali sfide che il Paese deve affrontare, oltre a essere un’ulteriore indicazione dell’insolita determinazione dimostrata da Giorgia Meloni, che ha presieduto i Conservatori e Riformisti europei dal 2020.

In effetti, l’Italia si trova ad affrontare una crisi a tre punte, unica nel suo genere, che è stata alimentata nell’ultimo decennio dalle politiche deboli dei membri del gabinetto in carica in quel periodo non breve. Di conseguenza, la crisi economica va ben oltre la pandemia o l’impatto dei prezzi dell’energia sull’economia. Il reddito medio pro capite dell’Italia nel 2021 è stato leggermente inferiore a quello del 2011 a prezzi costanti. Ciò che è ancora più notevole è che nel 2011 tale valore era superiore alla media dell’UE, mentre nel 2021 è sceso al di sotto di tale valore. Di conseguenza, il divario con l’Europa si è ampliato, come testimoniato da una serie di indicatori macroeconomici, fiscali e persino socio-economici.

Questa lunga stagnazione è stata amplificata dalla pandemia e, più recentemente, dalla crisi energetica. Mentre quest’ultima si è intensificata in seguito all’aggressione russa in Ucraina, la crisi energetica ha solo messo in evidenza ciò che una politica energetica sbagliata può realizzare. In effetti, l’economia del Paese comprende una serie di settori ad alta intensità energetica, eppure il fabbisogno energetico italiano è stato soddisfatto attraverso le importazioni dall’estero, soprattutto di gas dalla Russia. È inoltre degno di nota il fatto che, da quando i prezzi dell’energia si sono impennati, ben prima del24 febbraio, gli sforzi per perseguire un mix di fonti energetiche più diversificato a livello strutturale, e non solo geografico, sono stati scarsi.

Infine, ma non meno importante, la crisi demografica si fa sentire inesorabilmente nel tempo. Nel 2021, il numero di nuovi nati ha stabilito un altro record negativo da quando il Paese è stato unito nel 1861. Questo riflette certamente una minore considerazione per i nuclei familiari e uno scarso sostegno per i molteplici ruoli che le donne svolgono nella società moderna.

Il risultato finale è che le tre crisi interagiscono tra loro, si rafforzano e generano un impatto più ampio. Spetterà al nuovo Gabinetto gestire l’eredità di questa triplice crisi. A mio avviso, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrà considerare due principi come base per valutare le nuove politiche economiche. In primo luogo, ogni singola misura dovrà favorire la crescita: in effetti, stimolare la crescita è l’unico modo per rendere il debito pubblico sostenibile nel lungo periodo in presenza delle forze descritte sopra. Ciò non significa affatto incoraggiare la dissolutezza fiscale. In effetti, si possono ipotizzare diverse misure economiche da avviare all’interno del perimetro della responsabilità fiscale. In secondo luogo, il Gabinetto non può limitarsi ad affrontare l’attuale crisi solo con misure di emergenza, nonostante le crescenti pressioni in tal senso. Il Primo Ministro dovrebbe garantire che ogni misura comporti una risposta strutturale, e non solo di emergenza, alle sfide attuali.

Questo sarà il modo più efficace per lasciare una grande eredità all’Italia e all’Europa.

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