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2000 anni dopo non è ancora facile essere cristiani

Cultura - Marzo 7, 2024

Ancora oggi, essere cristiani è una scelta rischiosa in alcune aree del mondo.

Durante la Quaresima, che va dal Carnevale alla Pasqua, i cristiani riflettono sulla Resurrezione di Gesù Cristo, considerata la più grande festa cristiana. Questo periodo ci ricorda la vittoria sulla morte e la manifestazione di Gesù come Figlio di Dio. L’immagine che viene spesso ricordata è quella dei giorni faticosi in cui Gesù si trovava nel deserto, dove rispose alle tentazioni del diavolo e poi subì la Passione negli ultimi giorni della sua vita. Questo ha portato alla sua morte sulla croce.

Purtroppo, tutto questo è ciò che concretamente vivono ancora molti cristiani nel mondo, costretti a subire vessazioni, rapimenti, arresti e uccisioni. Da questo punto di vista, il 2023 è un anno “record”, in quanto un cristiano su sette ha subito maltrattamenti di ogni genere, secondo il rapporto redatto dall’Associazione Porte Aperte.

Per cominciare, possiamo notare che gli atti di violenza contro i cristiani sono prevalentemente concentrati nel mondo arabo. Yemen, Pakistan, Iran, Afghanistan, Siria e Arabia Saudita sono tra i Paesi che riportano il maggior numero di attacchi fisici o psicologici contro persone che si identificano come seguaci della fede cristiana.

Non da meno sono diversi Paesi africani, come Somalia, Libia, Eritrea, Nigeria e Sudan: i primi tre sono Paesi con un passato coloniale italiano che però non sembra essere una motivazione sufficiente a dare ragione della persecuzione dei cristiani, mentre per la Nigeria, la presenza di Boko Haram nel nord del Paese a maggioranza musulmana avrà probabilmente ripercussioni con attentati e rapimenti nel centro-sud, dove la maggioranza è cristiana con una forte presenza cattolica (circa il 25% della popolazione totale nigeriana). Proprio in Nigeria, nel 2023, sono stati uccisi per motivi religiosi 4.100 cristiani, quasi tutti visto che nel mondo ne sono stati uccisi 4.998.

Altri Paesi in cui la persecuzione anticristiana è forte sono quelli con una forte spinta ideologica comunista: Cina e Corea del Nord sono ai primi posti, con il regime di Kim Jong-un in cima a questa triste classifica. Tuttavia, la Cina rimane uno Stato particolarmente duro nei confronti dei cristiani, considerando la distruzione di 10.000 luoghi di culto e proprietà pubbliche cristiane.

Tuttavia, l’area più colpita dalle persecuzioni è l’Africa subsahariana, dove le destabilizzazioni politiche hanno importanti ripercussioni sociali: con l’emergere di gruppi jihadisti in chiave anti-occidentale, le prime vittime sono inevitabilmente i cristiani che così ripiegano in esodi davvero drammatici. Secondo le stime, in quell’area si trovano 16 milioni di cristiani che vivono come sfollati e rifugiati.

Il problema per i cristiani, però, non è solo in Africa e in Asia: una situazione molto complessa è quella del Nicaragua, uno Stato il cui presidente è Daniel Ortega. Ortega è presidente dal 2007 e proviene dal Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, una formazione politica e paramilitare che si richiama all’esperienza politica e ideologica di Augusto César Sandino, che negli anni Trenta condusse operazioni di guerriglia contro la presenza militare statunitense.

I sandinisti, che avevano un’ideologia comunista e anti-occidentale, si scontrarono con la comunità cristiana, che si opponeva all’ateismo propugnato dai marxisti. Di conseguenza, Ortega, leader dei sandinisti, ha dichiarato “guerra” alla Chiesa. Il vescovo di Matagalpa, Rolando Alvarez, è stato arrestato e condannato a 26 anni di carcere con l’accusa di aver complottato contro il regime di Ortega. Conseguenze simili sono state subite da altri vescovi e prelati che hanno osato criticare i sandinisti. Dopo essere stato imprigionato per 528 giorni, Alvarez e altri 18 ecclesiastici furono espulsi dal Nicaragua e mandati in esilio a Roma. Pur avendo trovato la libertà, hanno perso il loro Paese.

La situazione attuale è piuttosto allarmante e richiede la nostra immediata attenzione. Potrebbe sembrare un problema del passato, ma è ancora diffuso nella nostra società. Non si tratta solo di una questione religiosa, ma di una preoccupazione per tutta l’umanità, poiché riguarda anche istituzioni come scuole e ospedali, fondamentali per lo sviluppo di ogni Paese.