fbpx

Donne leader in Europa: l’elezione di Giorgia Meloni a primo ministro italiano

Cultura - Novembre 2, 2022

È il 2022 l’anno che sarà segnato nei libri di storia come quello in cui, per la prima volta, il Bel Paese avrà visto l’elezione di una donna a Primo Ministro: Giorgia Meloni. “Una grande responsabilità”, come ha voluto condividere la stessa premier durante il suo discorso programmatico alla Camera dei Deputati il 25 ottobre. Istituzionale sì, ma anche emotiva; la Meloni non è andata solo a indossare una nuova veste politica, ha anche posto le basi perché in futuro si possa pensare al suo mandato come a quello della prima donna Presidente del Consiglio italiana che ha saputo con professionalità e orgoglio tenere testa a un periodo storico molto complicato per l’Italia. Sì, una grande responsabilità. Tuttavia, l’impegno della premier negli ultimi due decenni suggerisce che non le mancano forza e resilienza, qualità essenziali per uscire dall’ennesima crisi e gestire con consapevolezza le relazioni internazionali.

 

Il futuro è costruito sulla storia

 

Durante il discorso, Meloni ha anche citato e ringraziato tutte quelle donne che hanno posto la “prima pietra”, quelle che le hanno “concesso” la lotta quotidiana per arrivare a sedere tra le più alte cariche dello Stato. È stato un lungo elenco recitato con passione; per un attimo è sembrato che Giorgia Meloni fosse sola con le “sue donne”, che tutti intorno a lei fossero scomparsi per lasciare spazio al peso delle figure passate in rassegna.

Tra i tanti fardelli che oggi sento pesare sulle mie spalle, non può non esserci quello di essere la prima donna a capo del governo di questa nazione”, ha detto il premier, per poi proseguire in un viaggio di parole sulle donne che “hanno osato, per impeto, per ragione o per amore”. Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), abbastanza testarda da partire con i Mille che hanno fatto l’Italia. Come Alfonsina (Strada) che ha pedalato forte contro i venti del pregiudizio. Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda) che con il loro esempio hanno spalancato le porte dell’istruzione alle ragazze di tutto il Paese. E poi Tina (Anselmi), Nilde (Jotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Ilaria (Alpi), Mariagrazia (Cutuli), Fabiola (Giannotti), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti), Chiara (Corbella Petrillo). Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di poter fare anch’io.“. Un lungo applauso ha accompagnato i sentiti ringraziamenti e la speranza di riuscire nel nostro intento.

 

Questa elezione, al di là del suo significato simbolico, rappresenta in realtà un’enorme svolta a livello nazionale e internazionale. L’inclusione e le pari opportunità sono, tra l’altro, un punto su cui il nuovo governo intende agire concretamente. Tutte le donne citate dalla Meloni hanno apportato cambiamenti significativi; ciò che resta di loro non è la rappresentanza, ma un’eredità severa, importante, indiscutibile sul piano della concretezza. C’è di più: ognuno di loro si è mosso in ambiti e ambienti diversi, altro elemento non casuale su cui poggia l’attestazione di stima del PM. Dal mondo dell’istruzione a quello dell’editoria, passando per le istituzioni e la scienza: un parterre di nomi che la storia non dimenticherà.

 

Giorgia Meloni pensa in grande, ma con umiltà: ecco cosa è emerso dall’intervento. D’altra parte, un leader, indipendentemente dal genere, deve essere in grado di affrontare le difficoltà con forza, senza mai dimenticare il punto di partenza. Una sfida, certo, un fardello pesante, ma anche il motore che spinge chi guida una nazione. E lo testimoniano anche le altre donne che in Europa sono riuscite a destreggiarsi e a ricoprire posizioni di rilievo nel panorama politico.

 

Donne ed Europa: la politica riduce il divario di genere, ma ci sono ancora molti passi da fare

 

Prima dell’elezione di Giorgia Meloni, Nilde Iotti, Irene Pivetti e Laura Boldrini avevano ricoperto la carica di Presidente della Camera dei Deputati, mentre Elisabetta Alberti Casellati era stata l’unica donna Presidente del Senato della Repubblica. Nel resto d’Europa, tuttavia, era già iniziata un’ondata, e da tempo, di cambiamenti di genere pronti ad abbattere “il soffitto di vetro”.

 

Considerate l’Inghilterra. La premier Liz Truss, già dimissionaria, ha assunto il ruolo di leader dopo Theresa May e Margaret Thatcher.

 

In Finlandia, Sanna Marin ha infranto un altro tabù: non solo è una donna leader, ma è anche la persona più giovane ad aver assunto il titolo, a soli 34 anni.

Il primo ministro danese Matte Frederiksen è in carica dal 2019, mentre in Lituania è Ingrida Šimonytė a guidare il governo.

 

L’elenco non finisce qui: dal 2017 Katrín Jakobsdóttir guida il governo islandese, mentre in Estonia Kaja Kallas ricopre la carica dallo scorso anno, così come Magdalena Andersson in Svezia ed Elisabeth Borne in Francia.

 

Senza dimenticare Ursula von der Leyen, capo della Commissione europea, Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, e Christine Lagarde, numero uno della Banca centrale europea.

 

Queste informazioni non vogliono essere un manifesto, ma un avvertimento: il cambiamento in atto non conosce ideologie o partiti; donne e uomini possono e devono condividere lo stesso spazio politico. Un monito per le ragazze e le giovani donne che aspirano a portare la loro voce nei palazzi istituzionali assumendo le più alte cariche.

 

A proposito di donne e di divario di genere…

 

Facendo un passo indietro e tornando al discorso pronunciato in Aula da Giorgia Meloni, riportiamo un altro passaggio riguardante le donne e la disuguaglianza di genere. Il premier ha parlato della famiglia, sottolineando come le politiche adottate finora non abbiano raggiunto risultati accettabili. Meloni ha anche aggiunto che è ora di porre fine all’inverno demografico che, da qualche tempo, caratterizza i tassi di natalità in Italia.

Per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel PIL demografico di cui abbiamo bisogno”, ha spiegato, “occorre un massiccio piano, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società”. È poi un nostro impegno, assunto anche in campagna elettorale, quello di aumentare gli importi dell’assegno unico e universale e di aiutare le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente per l’introduzione del quoziente familiare. E poiché i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l’occupazione femminile.“, sì, l’occupazione femminile. In effetti, l’accessibilità al mercato del lavoro è ostacolata in larga misura proprio dalla genitorialità; molte donne si trovano spesso costrette a scegliere tra la carriera e l’essere madre. In questo senso, le parole pronunciate dal presidente sono già state ascoltate nel tempo – sono i numeri, i dati oggettivi, a determinare le criticità e le disparità legate al mondo del lavoro – ma ciò che è innovativo è che per la prima volta è una donna leader a pronunciarle, da quel microfono, in quello spazio. Anche questa parte del discorso è stata accolta da un fragoroso applauso, segno di quanto il nuovo esecutivo creda nelle intenzioni e nelle capacità del leader. Nessuna esitazione: in più di un’ora di discorso, un flusso inarrestabile di ringraziamenti, obiettivi, strategie e sogni.

Meloni vanta un altro “record”: la rapidissima formazione – in soli 27 giorni – del nuovo governo, un “dovere verso gli italiani: la difficilissima contingenza in cui ci troviamo non ci permette di esitare o perdere tempo. E non lo faremo”.

Il “soffitto di cristallo” è crollato, l’Italia attraversa il cambiamento e lo fa nel segno di Giorgia Meloni.

The text was translated by an automatic system