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La Commissione europea frena la transizione verde

Energia - Dicembre 21, 2025

L’Unione Europea è sull’orlo di un importante cambiamento di strategia per quanto riguarda il futuro della transizione alle auto elettriche. Dopo anni di discussioni e trattative in cui il divieto di utilizzo dei motori a combustione interna a partire dal 2035 era stato presentato come un obiettivo irrinunciabile, i funzionari di Bruxelles stanno attualmente analizzando diverse opzioni che potrebbero modificare in modo significativo questo calendario. Il ritmo piuttosto lento dell’adozione dei veicoli elettrici, le difficoltà economiche e le pressioni dell’industria automobilistica europea hanno spinto la Commissione Europea a prendere in considerazione la possibilità di modificare le regole precedentemente concordate.

Fonti vicine alle discussioni a livello europeo indicano che si sta lavorando a una serie di misure che consentirebbero di prolungare la vendita di auto a benzina e diesel fino a cinque anni oltre la scadenza iniziale. Allo stesso tempo, verrebbero introdotti incentivi significativi per la produzione di piccole auto elettriche all’interno dell’UE, nel tentativo di sostenere la competitività dell’industria europea nella sua battaglia con la Cina. Questa riconfigurazione delle politiche dell’UE arriva in un momento estremamente delicato per il settore automobilistico europeo, che si trova ad affrontare contemporaneamente un calo della domanda, alti costi di adeguamento tecnologico e una concorrenza sempre più aggressiva da parte dei produttori asiatici. Per molti produttori, l’allentamento delle regole potrebbe rappresentare non solo una boccata d’aria fresca, ma anche una condizione essenziale per mantenere le attività in Europa.

L’industria automobilistica europea, tra sopravvivenza e perdita di rilevanza globale. Elettromobilità, dall’entusiasmo alla ricalibrazione

Le informazioni recentemente pubblicate e analizzate dalla stampa internazionale mostrano che Bruxelles non sta prendendo in considerazione solo un semplice rinvio delle scadenze, ma un ripensamento più ampio del quadro normativo. Tra le opzioni sul tavolo dei decisori c’è una significativa riduzione dei requisiti amministrativi e tecnici per alcune categorie di veicoli, in particolare per i modelli elettrici compatti prodotti in Europa. Le proposte in discussione includono esenzioni temporanee fino a dieci anni da alcuni standard di sicurezza e ambientali, la concessione di incentivi finanziari diretti o indiretti e l’introduzione di vantaggi urbani come parcheggi dedicati. Allo stesso tempo, l’obiettivo è quello di limitare il rischio che i principali produttori vengano multati per miliardi di euro per non aver raggiunto gli obiettivi di emissione. Per gruppi industriali come Stellantis, Mercedes-Benz e Volkswagen, questi aggiustamenti potrebbero fare la differenza tra il mantenimento della produzione in Europa e la delocalizzazione degli investimenti in altre regioni del mondo dove i costi di produzione e di manodopera sarebbero molto più bassi. In un contesto globale dominato dalla concorrenza con Cina e Stati Uniti, la pressione sull’industria europea è più forte che mai.

A livello politico, sempre più leader europei hanno richiamato l’attenzione sui rischi di una transizione forzata che non tenga conto delle realtà economiche. Tra coloro che hanno sollevato questo problema socio-economico c’è il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Recentemente ha sottolineato che gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Unione Europea non possono essere raggiunti senza un forte settore industriale. Secondo il Cancelliere Friedrich Merz, la protezione dell’ambiente deve andare di pari passo con il mantenimento della competitività economica, altrimenti i costi sociali e industriali potrebbero diventare insostenibili per l’UE. D’altra parte, ci sono voci che avvertono che un eccessivo allentamento delle regole potrebbe avere l’effetto opposto. Jos Delbeke, professore dell’Istituto Universitario Europeo, ritiene che la flessibilità debba essere rigorosamente limitata nel tempo. Secondo il professor Jos Delbeke, qualsiasi segnale di abbandono degli obiettivi prefissati rischia di rallentare l’innovazione e di far rimanere l’Europa indietro rispetto ai suoi principali concorrenti tecnologici.

A livello globale, la tendenza all’elettrificazione accelerata dei trasporti terrestri sembra entrare in una fase di rivalutazione. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno iniziato a ridurre alcuni incentivi fiscali, mentre diversi Paesi europei stanno modificando i loro programmi di sovvenzioni e i principali produttori stanno annunciando la chiusura di fabbriche o ristrutturazioni. In questo contesto, la transizione verso i veicoli a zero emissioni non è più vista come un processo lineare e rapido, ma come un processo che richiede un adattamento alle attuali condizioni economiche e sociali. Secondo gli analisti, l’esplosione dell’offerta di auto elettriche in Cina, unita al calo della domanda interna in Europa, ha esercitato un’enorme pressione sulle case automobilistiche dell’Unione Europea. Per l’Unione Europea la posta in gioco è alta: come mantenere l’equilibrio tra le ambizioni climatiche e la protezione di un settore che è uno dei pilastri dell’economia del vecchio continente?

Possibili conseguenze per la Romania: un settore strategico sotto pressione. Germania, l’epicentro della pressione industriale

Qualsiasi decisione di abbandonare o rimandare il divieto sui motori convenzionali avrebbe effetti significativi sulla Romania, dove l’industria automobilistica svolge un ruolo chiave nell’economia del paese. Contribuendo per oltre il 13% al prodotto interno lordo e offrendo decine di migliaia di posti di lavoro, questo settore dipende fortemente dalle decisioni prese a livello europeo e dai sussidi forniti dallo Stato rumeno. L’esperta di politica energetica Corina Murafa, che è direttamente coinvolta nelle discussioni a Bruxelles, ha spiegato che si stanno valutando diversi scenari. Un primo scenario sarebbe quello di posticipare la scadenza del 2035 di circa cinque anni. Il secondo scenario sul tavolo dei decisori di Bruxelles è quello di ridefinire i criteri della transizione verde in modo che i veicoli raggiungano una soglia di riduzione delle emissioni superiore al 90%, anche attraverso l’uso di carburanti sintetici o biocarburanti. Allo stesso tempo, la Commissione Europea sta preparando altre iniziative, come una direttiva sull’ecologizzazione delle flotte aziendali, volta a stimolare la domanda di veicoli meno inquinanti e a ridurne i prezzi aumentando i volumi di produzione.

Purtroppo, i campanelli d’allarme suonano anche in Germania, dove, per la prima volta in quasi nove decenni, Volkswagen ha deciso di chiudere uno stabilimento sul territorio nazionale. La chiusura della produzione dell’impianto Volkswagen di Dresda riflette le grandi difficoltà che la più grande casa automobilistica europea deve affrontare: la debolezza delle vendite in Cina, la scarsa domanda in Europa e l’impatto dei dazi commerciali recentemente imposti dagli Stati Uniti. Inoltre, la prospettiva di una maggiore durata dei motori convenzionali sta costringendo il gruppo tedesco a ripensare la propria strategia di investimento. Il budget pluriennale dell’azienda è già stato ridotto e gli analisti avvertono che la pressione sul flusso di cassa continuerà nei prossimi anni.

Industria automobilistica europea: Automazione, licenziamenti e un futuro incerto

Per la Romania, gli effetti della transizione verso il trasporto ecologico si fanno già sentire. I dirigenti di produttori come Dacia hanno annunciato programmi di ristrutturazione, mentre i principali fornitori di componenti automobilistici hanno iniziato a ridurre la loro forza lavoro. Secondo gli esperti dell’industria automobilistica, questi licenziamenti sono causati non solo dalla transizione energetica, ma anche da fattori come l’accelerazione dell’automazione e l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi. Gli analisti del mercato automobilistico sottolineano che la tendenza globale è molto chiara: le fabbriche sono sempre più automatizzate e il numero di posti di lavoro continua a diminuire. Secondo gli analisti, la vera sfida è gestire questa transizione verde in modo tale che l’impatto sociale sia graduale e consenta la riqualificazione professionale dei dipendenti interessati.

Una transizione inevitabile ma più lenta. Il mercato dell’elettricità, tra percezione e realtà

Sebbene le statistiche mostrino un aumento delle vendite di veicoli elettrici, gli analisti del mercato automobilistico europeo sottolineano che queste cifre sono spesso interpretate in modo superficiale. In molte analisi, la stessa etichetta include sia le auto completamente elettriche che quelle ibride o ibride plug-in, che hanno registrato una crescita significativa negli ultimi anni. In realtà, però, il segmento delle auto completamente elettriche è cresciuto in maniera più contenuta rispetto a quanto suggerisce la percezione pubblica e la mancanza di sussidi governativi rischia di rallentare ulteriormente questo sviluppo. Senza programmi di sostegno come Rabla (un programma del governo rumeno che sovvenziona la sostituzione delle vecchie auto con quelle nuove), l’interesse per l’acquisto di veicoli elettrici potrebbe diminuire notevolmente nel prossimo futuro. In conclusione, la direzione generale verso la mobilità elettrica rimane invariata, ma il ritmo e le modalità di attuazione sono in fase di rivalutazione a livello di Commissione Europea. Il rinvio del divieto dei motori convenzionali dopo il 2023 non implica l’abbandono degli obiettivi climatici, ma rappresenta piuttosto un adattamento a un contesto economico e industriale molto più complesso di quanto inizialmente previsto al momento dell’adozione del programma Green Deal. Sia per l’Unione Europea che per la Romania, i prossimi anni saranno decisivi per definire un modello di transizione che sia sostenibile non solo dal punto di vista ecologico, ma anche da quello sociale ed economico.