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Patto europeo su asilo e immigrazione: Miglioramento insufficiente e deludente

Legale - Aprile 20, 2024
Inmigrantes ilegales llegando a Canarias

Il prossimo aprile 2024 entrerà nella breve storia dell’Unione Europea. Infine, il Parlamento europeo, in seguito all’accordo con il Consiglio dell’Unione, ha sottoposto il cosiddetto Patto sull’asilo e l’immigrazione al dibattito e alla votazione in plenaria. Si tratta di un pacchetto di nove riforme legislative che vanno dalla riforma e dall’aggiornamento dei database delle impronte digitali dei richiedenti asilo e degli immigrati clandestini (EURODAC) a una direttiva che regola le condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. . .

Fino all’ultimo momento, la stampa di Bruxelles, sotto la pressione di ONG, associazioni e organizzazioni legate all’immigrazione, ha promosso la voce che il Parlamento Europeo non avrebbe approvato il Patto, già approvato dal Consiglio. È stato senza dubbio il tema della settimana, del mese e dell’anno; e insieme al disastroso Patto Verde, che ha devastato il settore agricolo e zootecnico in molti paesi, il tema della legislatura.

La sinistra radicale, come al solito, non sapeva come affrontare il nuovo patto e ha fatto una scenata nella plenaria di Bruxelles, proprio quando gli eurodeputati avevano appena votato a favore del primo dei testi. In quel momento era chiaro a tutti che i testi messi ai voti sarebbero stati approvati. Dopo alcuni minuti di urla e spettacoli ridicoli, la votazione è proseguita.

I Regolamenti e le Direttive saranno approvati in tutto; con una maggiore o minore differenza di voti; ma non ci sono stati particolari segni di gioia perché il Patto nel suo complesso lascia tutti insoddisfatti. La sinistra europea più radicale – parte del gruppo socialista, La Sinistra, Verdi – si è schierata contro la riforma del regolamento Eurodac e contro le norme sulla nuova procedura di controllo delle frontiere e di verifica dell’identità dei migranti e dei richiedenti asilo. Erano convinti di poter bloccare la situazione o, a seconda dei casi, di consolidare la Grande Coalizione contro la classe media e popolare che hanno costruito con i liberali e una parte consistente del Partito Popolare Europeo durante questa legislatura. Erano convinti che la loro tesi delle porte aperte, dei documenti per tutti e del fatto che il problema dell’immigrazione clandestina è la polizia di frontiera avrebbe trionfato. I loro volti delusi e arrabbiati erano evidenti. Ma non c’è stata gioia nemmeno sul lato destro dell’Assemblea, perché l’imposizione di una solidarietà obbligatoria con i trasferimenti di migranti che viola chiaramente la sovranità nazionale è una linea rossa – o nera – per molte delegazioni nazionali.

Ma la verità è che la strada ha vinto di nuovo. La vicinanza delle elezioni europee – e la pressione dei partiti conservatori, patriottici, identitari e sovranisti che hanno fatto del controllo delle frontiere e della lotta all’immigrazione clandestina la loro principale bandiera -; la crescente insicurezza nelle città europee; e il fatto che la questione dell’immigrazione rompe lo schema “destra-sinistra”, in quanto è influenzata anche dal fatto che un paese sia o meno un paese di frontiera, cioè un paese i cui confini sono la frontiera esterna dell’Europa. Così, dalla Spagna alla Finlandia, passando per l’Italia, la Grecia, l’Ungheria, la Romania, la Polonia e la Francia, sono innumerevoli gli Stati membri in cui i processi di immigrazione forzata sono vissuti con particolare intensità, in quanto costituiscono percorsi più o meno permanenti di ingresso massiccio e incontrollato di immigrati clandestini e richiedenti asilo.

Perché insufficiente e deludente? Soprattutto perché la riforma più importante e decisiva per garantire un controllo efficace dell’immigrazione, la riforma della direttiva sui rimpatri, è stata eliminata dal “pacchetto asilo” fin dall’inizio, dato che i negoziati sono in fase di stallo e la Commissione non è stata in grado di offrire una proposta adeguata.

In ogni caso, le misure in grado di favorire i rimpatri – piuttosto che le procedure interne – sono gli accordi con i paesi terzi, che non vanno avanti, sia per l’incapacità della Commissione, sia per la mancanza di volontà politica dei governi nazionali interessati, come nel caso del Marocco e della Spagna; a differenza, ad esempio, dell’Italia con la Meloni, che sta promuovendo accordi con la Tunisia, l’Egitto o l’Albania per facilitare i rimpatri, per il controllo dell’immigrazione o anche per cercare una soluzione più o meno praticabile all’ingorgo massiccio e disordinato dell’immigrazione.

Se vuoi, visto che questo è senza dubbio l’argomento chiave di quest’anno, continuerò a spiegarti brevemente in cosa consiste questo Patto per l’Asilo e l’Immigrazione; quali misure sembrano a priori valide e quali no. Naturalmente, tenendo conto dell’opinione della maggioranza degli europei, che chiedono ai politici misure efficaci per mettere ordine in decenni di caos e mancanza di controllo.