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La Bulgaria entra nell’Euro, la Romania ancora in attesa

Politica - Luglio 13, 2025

La Bulgaria entrerà a far parte della moneta unica europea a partire dal 1° gennaio 2026, nonostante quasi la metà dei suoi cittadini sia contraria per paura di un possibile aumento dei prezzi di beni e servizi, come accaduto in Croazia e Lituania (gli ultimi due Paesi membri ad entrare nell’euro nell’ultimo decennio). Con l’ingresso della Bulgaria nell’eurozona, solo sei dei 27 Paesi dell’UE rimarranno fuori dall’unione monetaria: Svezia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Danimarca. Questi paesi non hanno attualmente piani concreti per adottare la moneta unica, sia per motivi politici sia perché non soddisfano ancora i requisiti economici per l’adesione. Nel frattempo, il vicino settentrionale della Bulgaria, la Romania, con un deficit di bilancio che si avvicina al 60% del PIL e un’inflazione superiore al 9%, sta tremando per un possibile declassamento a “junk” da parte di Fitch Ratings a causa dello stato imprevedibile del suo settore economico. Molti analisti economici ritengono che la Romania sia a un passo dalla situazione della Grecia durante la grande crisi economica globale, motivo per cui l’attuale governo è costretto ad adottare misure drastiche come l’aumento delle tasse (dal 10 al 16% sui dividendi, l’IVA dal 19% al 21%), possibili licenziamenti nel settore pubblico e tagli alla spesa per investimenti pubblici.

Addio leva! La Bulgaria adotterà l’euro dal 1° gennaio 2026

La Bulgaria aveva intenzione di adottare l’euro prima, ma questo piano è stato ritardato a causa dell’alta inflazione alimentata dalla profonda instabilità politica. Tuttavia, l’8 luglio, il Consiglio dell’Unione Europea ha ratificato gli ultimi tre atti legislativi necessari per l’adesione della Bulgaria all’area dell’euro. Anche il Parlamento europeo ha votato a favore e il tasso di cambio della moneta nazionale bulgara, il leva, con l’euro è stato fissato a Bruxelles per entrare in vigore il primo giorno del prossimo anno. Così, in un momento in cui l’euro ha guadagnato rispetto al dollaro, dopo le ripetute minacce del Presidente degli Stati Uniti sui dazi che gli USA imporranno all’UE, la Bulgaria diventerà dall’inizio del 2026 il 21° Stato membro ad adottare la moneta unica europea, mentre in Romania questo cambiamento rimane ancora un obiettivo in vista. Secondo gli analisti economici, la prima e più ottimistica data in cui la Romania potrebbe entrare nell’euro è il 2030.

Il Ministro dell’Economia danese Stephanie Lose, nell’annuncio ufficiale del Consiglio Europeo, ha dichiarato che il voto dell’8 luglio ha reso la Bulgaria il 21° membro dell’area euro. Questo segna la fine di un processo complesso che ha richiesto un’analisi dettagliata e una preparazione accurata. Uno dei tre atti legislativi ratificati stabilisce anche il tasso di cambio ufficiale tra il leva e l’euro. Il tasso fisso sarà di 1 euro per 1,95583 leva, lo stesso tasso attualmente applicato nell’ambito del meccanismo di cambio europeo (ERM II). Molto probabilmente, come è successo in Croazia e in Lituania, il tasso di cambio sarà arrotondato a 1 euro per 2 leva, il che porterà imprevedibilmente a un aumento dei prezzi.

Sebbene la Bulgaria sia membro dell’Unione Europea dal 2007, l’adozione dell’euro ha suscitato polemiche tra la popolazione. Migliaia di persone hanno recentemente protestato nella capitale Sofia e nelle principali città bulgare (portando cartelli “No euro”), esprimendo il timore che il passaggio all’euro possa portare a notevoli aumenti dei prezzi, alimentando il malcontento degli eurofobi.

Adozione dell’euro: timori per l’inflazione, proteste populiste e richieste di referendum

Pochi sanno che, in pratica, la Bulgaria fa parte dell’area dell’euro dal 1997, quando il paese attraversò una grave crisi finanziaria e andò in default sui pagamenti. A quel tempo, le autorità bulgare rinunciarono all’indipendenza della politica monetaria e agganciarono la valuta nazionale, il leva, al marco tedesco, sotto la supervisione di un comitato valutario coordinato da Francoforte. Fino all’introduzione dell’euro, la parità era di 1:1 tra il leva e il marco; con l’avvento dell’euro, il rapporto è stato fissato a 1 euro per 2 leva. Allo stesso tempo, i movimenti di capitale (afflussi e deflussi di valuta estera) vengono effettuati solo con l’approvazione del comitato valutario. Grazie a questo accordo, l’inflazione è stata mantenuta bassa poiché la Banca Nazionale Bulgara non controlla più la stampa di denaro. In pratica, gli sviluppi economici dell’area dell’euro si riflettono quasi automaticamente in Bulgaria. A quasi vent’anni dall’ingresso nell’Unione Europea, la Bulgaria è sull’orlo di un importante passaggio all’euro, ufficialmente previsto, con l’approvazione finale di Bruxelles, per il 1° gennaio 2026. Tuttavia, questo passo cruciale non è stato accolto con entusiasmo da tutti i segmenti della società bulgara, dove il malcontento dei cittadini è visibile attraverso numerose proteste, richieste da parte della società civile di un referendum sul mantenimento della moneta nazionale (leva) e la diffusione di false informazioni. I bulgari temono un impatto economico negativo e non hanno fiducia nelle autorità statali. Sebbene i preparativi tecnici siano stati ultimati, recenti sondaggi mostrano che quasi la metà della popolazione è riluttante a rinunciare alla moneta nazionale, il leva. Soprattutto nelle zone rurali, molte persone sono convinte che l’adozione dell’euro influirà negativamente sul loro tenore di vita. La sociologa Boriana Dimitrova ha sottolineato che i cittadini più vulnerabili della Bulgaria temono un peggioramento delle loro condizioni di vita. Questa sfiducia è alimentata non solo dall’instabilità politica degli ultimi anni, ma anche da esperienze dolorose del passato, come la grave crisi finanziaria del 1996-1997, quando l’inflazione esplose e il sistema bancario bulgaro collassò.

In questo clima, i partiti populisti come il partito Vazrajdane (noto per le sue posizioni filorusse ed euroscettiche) sono cresciuti in popolarità, organizzando numerose proteste su larga scala nelle principali città contro l’adozione dell’euro. Anche il Presidente Rumen Radev ha appoggiato pubblicamente le proteste, criticando la mancanza di trasparenza delle autorità e la velocità con cui vengono imposti i cambiamenti valutari e chiedendo un referendum per rinviare l’adozione dell’euro. Con la Bulgaria che sta già affrontando difficoltà economiche e sociali, il Presidente Rumen Radev ha sostenuto che il governo non sta adottando misure sufficienti per proteggere le persone socialmente svantaggiate.

“Ci sono timori giustificati che i prezzi aumentino bruscamente. Lo Stato non è preparato a gestire questi effetti”, ha dichiarato il leader bulgaro.

Sebbene l’iniziativa del presidente Rumen Radev sia stata respinta dal parlamento in quanto incostituzionale, ha ulteriormente ampliato le divisioni nella società.

Percezioni contrastanti: l’euro, simbolo di modernizzazione o minaccia?

Nelle grandi città come la capitale Sofia, la moneta unica è vista come un passo naturale per rafforzare i legami con l’Unione Europea, un elemento di stabilità geopolitica e un simbolo di appartenenza al mondo occidentale. I giovani e le persone istruite sono generalmente entusiasti del cambiamento. Le istituzioni finanziarie sono pronte e il design delle monete bulgare in euro è già pronto, compresa un’iscrizione speciale sulla moneta da due euro: “Signore, conserva la Bulgaria”.

Allo stesso tempo, le campagne di disinformazione si stanno moltiplicando sui social media, con video virali su TikTok e Facebook che affermano, tra le altre cose, che Bruxelles sta pianificando di confiscare i risparmi dei bulgari per sostenere l’Ucraina o che il leva, una delle valute più antiche d’Europa, deve essere protetto ad ogni costo. Questi messaggi vengono spesso diffusi anche attraverso l’umorismo locale, alimentando le paure della popolazione scontenta.

Proteste di massa in Bulgaria: “Il futuro appartiene agli stati sovrani”

Metà dei bulgari non vuole adottare l’euro, ed è per questo che alla fine di maggio migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città bulgare per manifestare contro il progetto di sostituire il leva con l’euro a partire dal 1° gennaio 2026. Le proteste più grandi si sono tenute a Sofia, Veliko Tarnovo, Varna e Yambol, dove i partecipanti hanno chiesto le dimissioni del governo, bloccato il traffico, intonato slogan a favore della moneta nazionale ed esposto striscioni con messaggi come “Proteggi la Leva bulgara” e “Il futuro appartiene agli stati sovrani”. Manifestazioni simili si sono svolte a Ruse, Burgas, Pazardjik e Shumen. Le proteste sono state promosse e sostenute dal partito nazionalista “Rinascita”, noto per il suo orientamento pro-Cremlino e per aver recentemente firmato un accordo con il partito “Russia Unita” di Vladimir Putin.

Nonostante il governo di Sofia sostenga che l’adesione all’eurozona approfondirà l’integrazione economica e rafforzerà la posizione della Bulgaria nell’UE, molti cittadini rimangono scettici. I timori più comuni riguardano l’aumento dei prezzi e un possibile calo del tenore di vita. I dati mostrano che meno della metà dei bulgari è favorevole al passaggio all’euro e le preoccupazioni aumentano con l’avvicinarsi della scadenza.

Perché la Romania dovrà aspettare almeno altri 5 anni per adottare l’euro?

La Romania teme un declassamento allo status di paese spazzatura. Dato che la Romania contrae prestiti all’estero a tassi d’interesse più alti rispetto ad altri paesi della regione come la Bulgaria o l’Albania, l’inflazione record e l’alto livello di debito pubblico in relazione ai risultati economici, nonché la disastrosa situazione di bilancio, renderanno molto difficile l’adesione all’euro nel prossimo futuro. La mancanza di credibilità all’esterno è dovuta principalmente al deficit di bilancio in costante crescita (il più alto in rapporto al PIL dell’UE nel 2024), alle riforme economiche incompiute, all’inflazione più alta dell’UE e alla grave crisi politica che ha colpito la Romania con l’annullamento delle elezioni presidenziali nel novembre 2024. Per poter adottare l’euro, la Romania deve seguire una serie di passi chiari e vincolanti e soddisfare tutti i criteri economici, legali e istituzionali stabiliti dal Trattato di Maastricht.

La Romania deve raggiungere e mantenere i seguenti criteri di convergenza nominale per poter adottare l’euro:

Inflazione – massimo del 2% al di sopra della media dei migliori 3 paesi (dato che nel 2024 l’inflazione era pari a 5,1, più del doppio del criterio di ammissibilità).

Interessi a lungo termine – massimo del 2% rispetto alla media dei migliori 3 paesi (in realtà la Romania aveva un tasso di interesse a lungo termine del 5-6%),

Deficit di bilancio – inferiore al 3% del PIL (attualmente la Romania ha un deficit di quasi il 9,3%, il più alto dell’UE)

Debito pubblico – al di sotto del 60% del PIL (attualmente è di 1.000 miliardi di lei, pari al 59%, e si sta rapidamente avvicinando alla soglia del 60% che, se superata, non permetterà di raggiungere nemmeno questo traguardo sulla strada dell’adesione alla moneta unica europea).

Stabilità del tasso di cambio – Entrare nell’ERM II (Exchange Rate Mechanism) per 2 anni senza deviazioni e ancorare la valuta nazionale all’euro in un intervallo stabile ±15% (la Romania non è entrata nell’ERM II fino ad oggi). Per raggiungere la stabilità del tasso di cambio la Romania ha bisogno di: un’inflazione bassa e stabile (che è difficile credere che verrà raggiunta), una politica fiscale prudente (in Romania non c’è prevedibilità economica, il Codice Fiscale viene modificato a piacimento dei leader politici senza consultare la comunità imprenditoriale), credibilità internazionale agli occhi della Banca Centrale Europea e della Commissione Europea (anche in questo caso ci sono problemi visti i tassi di interesse esteri a cui la Romania contrae prestiti).

Se dovessimo fare una previsione ottimistica, la Romania potrebbe adottare l’euro non prima del 2030 alle seguenti condizioni: stabilizzazione macroeconomica nei prossimi due anni, ingresso nell’ERM II a partire da gennaio 2026 e partecipazione all’ERM II fino al 2029, ricevimento di un rapporto di convergenza positivo nel 2029. Per come stanno andando le cose dal punto di vista economico e politico, è difficile credere che questi criteri saranno soddisfatti, il che ci porta a pensare che la Romania dovrà aspettare ancora a lungo (molto probabilmente un altro decennio) prima di raggiungere la Bulgaria e adottare finalmente l’euro.