
L’Unione Europea e gli Stati Uniti insieme hanno un mercato di oltre 800 milioni di cittadini e rappresentano quasi il 44% del PIL mondiale. Il recente accordo commerciale UE-USA è forse il più grande accordo commerciale mai concluso a livello globale. Dietro le dichiarazioni di vari politici che considerano il recente accordo commerciale un grande successo, c’è una realtà difficile da digerire. La realtà è che i paesi dell’Unione Europea, e di fatto l’intero continente europeo, hanno perso economicamente la battaglia con gli Stati Uniti. Inoltre, oltre alle concessioni tariffarie, l’UE ha accettato anche concessioni sulla politica climatica. Come mai, ti chiederai? Ebbene, con questo accordo l’UE si è impegnata a diventare un acquirente garantito dei costosi combustibili fossili prodotti dagli Stati Uniti (un petro-gasostato) che se ne infischia di intervenire su quella che possiamo definire la più grande sfida dell’umanità: il disastro climatico globale che, come si può vedere, sta creando grandi problemi in tutto il mondo attraverso migliaia di disastri naturali causati principalmente dal riscaldamento globale. D’altra parte, l’UE, che sta sviluppando una relazione commerciale sempre più antagonista con la Cina (una delle maggiori potenze economiche del mondo), ha accettato, con l’accordo firmato, di essere ridotta allo status di pagatore di una tariffa protettiva nei confronti degli Stati Uniti. Se guardiamo realisticamente, la società europea prima o poi pagherà il costo di questo accordo.
Donald Trump, vittoria miliare nella guerra dei dazi
Gli analisti economici ritengono che con l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, recentemente concluso, il presidente Donald Trump abbia ottenuto un’importante vittoria sulla bilancia commerciale transatlantica. A partire dal 1° agosto, l’UE permetterà alla maggior parte delle merci statunitensi di entrare nel mercato europeo senza dazi, mentre le esportazioni di merci europee verso il mercato statunitense saranno tassate al 15%. L’UE si impegna inoltre ad acquistare energia statunitense per un valore di 750 miliardi di dollari (250 miliardi all’anno) e a investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi tre anni. Per quanto riguarda l’industria degli armamenti, si tratta di una triste notizia per Francia e Germania, che speravano, grazie alle crescenti risorse finanziarie destinate alla difesa, di poter attingere alle proprie industrie per la produzione di armi. L’UE acquisterà tecnologia militare prodotta negli Stati Uniti, creando disagi alle economie dei due Paesi. D’altra parte, la sovranità energetica dell’UE tende a essere minata dalle politiche del programma Green Deal e dalla sostituzione del gas e del petrolio russi con gas e petrolio liquefatti molto più costosi provenienti dagli Stati Uniti. Nel caso del trasporto di questi prodotti attraverso l’Atlantico, non ha senso interrogarsi sull’inquinamento creato dalle navi che porteranno questi prodotti in Europa.
Un’altra domanda sulla bocca degli esperti economici dopo l’accordo commerciale USA-UE: l’Europa sta abbandonando la sua sovranità tecnologica? Per i semiconduttori americani, i dazi doganali saranno pari a zero, i CIP prodotti negli Stati Uniti per le giga-fabbriche di intelligenza artificiale non saranno soggetti a tassazione, il che renderà i produttori europei meno competitivi rispetto alle aziende americane e l’Europa precipiterà in una dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti. Un altro settore economico che verrà colpito duramente è quello automobilistico. Le auto prodotte in Europa saranno più costose del 15% negli Stati Uniti, il che sicuramente affosserà il settore automobilistico europeo. La tassa del 50% che gli americani imporranno sui prodotti in acciaio e alluminio strangolerà l’intero settore metallurgico europeo e per quanto riguarda l’industria farmaceutica, nessuno è in grado di dire esattamente quale sarà l’impatto economico. La triste realtà è che il commercio UE-USA eliminerà molte aziende europee e approfondirà la dipendenza dagli interessi aziendali nordamericani, mentre l’intera industria europea viene strategicamente smantellata.
Prima delle nuove misure economiche annunciate all’inizio di quest’anno, la tariffa media sui beni europei importati negli Stati Uniti era solo dell’1,47%, mentre la media europea sui prodotti statunitensi era dell’1,35%. L’accordo tra USA e UE rappresenta quindi una soluzione di compromesso in un momento di tensione nelle relazioni economiche transatlantiche. Anche se l’aver evitato le tariffe del 30% è considerata una vittoria fondamentale, l’impatto a lungo termine sulle economie europee, in particolare sulle industrie orientate all’esportazione, è ancora da valutare. Ursula von der Leyen ha sottolineato che “l’accordo offre stabilità in un momento di incertezza”, ma resta da vedere in che misura sarà percepito come equo da tutti gli Stati membri dell’UE.
Avviso agli Stati Uniti: nessun rinvio dopo il 1° agosto
Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Howard Lutnick ha annunciato, pochi giorni prima della firma dell’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea, che la sospensione dei dazi messa in atto dall’amministrazione guidata da Donald Trump non sarà estesa oltre il 1° agosto. L’annuncio è stato fatto prima dei negoziati transatlantici tra Stati Uniti e Unione Europea in Scozia. Se tali negoziati non avessero portato a un accordo, Washington avrebbe pensato di imporre tariffe del 30% sui beni europei importati negli Stati Uniti. La politica commerciale del Presidente Trump (da quando è entrato in carica per il suo secondo mandato a gennaio) può essere definita dall’uso delle tariffe come principale strumento di leva negoziale e l’avvicinarsi della scadenza del 1° agosto ha portato i negoziati a un punto cruciale. In questo contesto, il Presidente degli Stati Uniti e il Presidente della Commissione Europea hanno discusso della riduzione dei dazi e della prevenzione di un’escalation commerciale nel golf resort di proprietà di Donald Trump a Turnberry, in Scozia. A seguito di questi colloqui, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato che le due parti (Stati Uniti e Unione Europea) hanno raggiunto un accordo provvisorio in base al quale la tariffa sui beni europei importati negli Stati Uniti sarà del 15% invece del 30% annunciato in precedenza. Donald Trump ha definito l’accordo “reciprocamente vantaggioso”, mentre Ursula von der Leyen ha affermato che rappresenta “il miglior risultato possibile” date le circostanze.
Le reazioni dei leader dell’UE: dall’acquiescenza all’indignazione
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha accolto l’accordo come un modo per evitare un conflitto commerciale, ma ha espresso preoccupazione per l’impatto sull’industria automobilistica. Il taglio delle tariffe dal 27,5% al 15% fornisce la necessaria chiarezza, ma i costi rimangono elevati. I margini di profitto potrebbero aumentare di circa il 10%, mentre i risultati operativi dovrebbero diminuire tra il 10% e il 15% rispetto all’anno precedente. In Francia, gli esponenti dell’opposizione sono stati molto critici dopo l’annuncio dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea: Marine Le Pen ha descritto l’accordo come una “capitolazione” politica ed economica e Jean-Luc Mélenchon ha accusato l’accordo di cedere la sovranità francese. Il deputato socialista Pierre Jouvet ha paragonato l’accordo a un atto di “vasalizzazione” economica. La prevenzione di una guerra commerciale è stata accolta con favore, ma si attendono ulteriori chiarimenti prima di esprimere un giudizio definitivo.
Da un punto di vista politico-economico, (in base alla quota di esportazioni nazionali verso gli USA prevista da Eurostat per il 2023) i paesi dell’UE più esposti alle esportazioni verso gli USA sono Irlanda, Finlandia, Italia e Germania. Francia e Spagna hanno quote molto più basse (inferiori al 5%) e i Paesi Bassi ~4,7%. L’Irlanda, con circa il 26,6%, è di gran lunga la più dipendente, in quanto le esportazioni di prodotti farmaceutici e tecnologici sono le più esposte alle nuove tariffe.
I settori più colpiti sono principalmente quello automobilistico e dei trasporti, delle apparecchiature elettroniche e industriali, dei prodotti chimici e farmaceutici. Aziende come Volkswagen, Porsche, BMW e Mercedes hanno subito costi enormi a causa di tariffe fino al 27,5%. La riduzione al 15% ha un impatto relativamente positivo ma comunque significativo. Porsche ha registrato costi per 1,4 miliardi di dollari solo nel trimestre precedente, GM e Stellantis rispettivamente per 1,1 e 0,35 miliardi di dollari. Sebbene le esportazioni farmaceutiche siano consistenti (22-23% delle esportazioni totali dell’UE verso gli Stati Uniti), sembrano essere escluse da alcune clausole tariffarie. Tuttavia, l’industria chimica critica il livello tariffario del 15% come eccessivo. La Francia e la Spagna hanno un’esposizione relativamente modesta verso gli Stati Uniti e le multinazionali di livello globale rendono la tariffa del 15% sopportabile in questi due Paesi. Va ricordato che il settore dei servizi sta compensando alcune delle perdite, in quanto il deficit di servizi dell’UE con gli Stati Uniti nel 2023 era di circa 109 miliardi di euro. In termini di impatto macroeconomico, in Europa la crescita del PIL potrebbe diminuire di circa lo 0,3-0,4%, ma la Germania controbilancia con stimoli fiscali e industriali. Allo stesso tempo, le banche centrali (BCE) hanno mantenuto invariati i tassi di interesse a causa delle incertezze tariffarie e hanno rimandato eventuali tagli dei tassi di interesse all’autunno. Sulla sponda occidentale dell’Atlantico, le esportazioni statunitensi verso l’UE sarebbero diminuite tra l’8% e il 66% in assenza del recente accordo. Rispetto a un modesto calo dello 0,6-1,1% per le esportazioni europee verso gli Stati Uniti, l’impatto complessivo sarebbe stato più grave per l’economia statunitense.
In conclusione possiamo dire che l’UE ha accettato di firmare un accordo di compromesso. La tariffa del 15% sui beni dell’UE rappresenta una riduzione della minaccia iniziale (del 30%), ma comporta comunque costi significativi in particolare per i settori automobilistico, chimico e metallurgico. Se guardiamo alla bilancia commerciale, vediamo un sostanziale deficit degli Stati Uniti nei confronti dell’UE nel 2024 (circa 236 miliardi di dollari), con l’UE che esporta valori significativi in prodotti farmaceutici, automobili, macchinari ed elettronica.