In vista delle elezioni europee, che si terranno l’8 e il 9 giugno, a livello europeo si torna a parlare di ambiente e auto a combustione interna. L’anno scorso, il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato lo stop alla vendita di auto a combustione interna a partire dal 2035, stabilito da Commissione europea, Parlamento e Consiglio (ottobre 2023).
Recentemente, quando la von der Leyen ha annunciato la sua candidatura alle elezioni europee, ha ripreso l’argomento, riferendo: “Abbiamo una legge che stabilisce che entro il 2035 dovremo avere emissioni zero e, su proposta della Commissione, c’è un ruolo speciale per i carburanti elettronici. È molto importante che nel 2026 ci sia una revisione della questione, per assicurarsi che ci siano opportunità per i consumatori ma anche per i produttori..” Il Presidente ha voluto ricordare che il 2035 è una data importante, ma non perentoria, visto che, come stabilito l’anno scorso, nel 2026 potremo discutere una revisione. Si tratta di un passo importante nel processo che porta a zero emissioni.
La revisione dovrà quindi essere necessaria, considerando che i dati raccontano di una crescita in termini di immatricolazioni e di utilizzo di auto ecosostenibili, ma non abbastanza consistente da portare al disuso di motorizzazioni diverse da quelle ibride o completamente elettriche.
L’accordo del 2023
L’accordo raggiunto mira a ridurre le emissioni medie delle nuove auto del 15% entro il 2025, del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, rispetto al 2021.
La necessità di ridurre il più possibile le emissioni non è quindi in discussione; la questione ambientale richiede grande attenzione e nulla può più essere lasciato al caso.
L’idea è che le auto ibride ed elettriche diventino gradualmente la norma, il che richiede un adeguamento del mercato automobilistico e, soprattutto, la partecipazione attiva degli acquirenti. Ma non è così semplice: attualmente, la crisi economica che l’Europa sta attraversando e la perdita di potere d’acquisto dei cittadini non consentono un salto così grande. Secondo i dati sulle auto elettriche diffusi dalla piattaforma ev-volumes.com, l’Europa è il secondo mercato mondiale con oltre 2 milioni di veicoli (+26,8%) e un aumento di 16 punti percentuali rispetto al 2022. Tra i Paesi che hanno registrato una crescita significativa, anche in vista del 2035, c’è la Germania, che ha visto l’immatricolazione di 524.000 auto elettriche. Anche la Gran Bretagna e la Francia tengono il passo, con 315.000 e 298.000 unità rispettivamente registrate nell’ultimo anno. L’Italia, invece, pur essendo uno dei principali mercati europei, ha contato solo 66 mila nuove immatricolazioni nel 2022.
È quindi necessario intervenire, cambiare rotta per conformarsi agli standard europei e raggiungere gli obiettivi.
Il governo guidato da Giorgia Meloni si è dimostrato sensibile al tema delle emissioni e, a partire dal 2023, sono state pianificate diverse misure importanti da attuare in questo senso, tra cui incentivi e interventi da impiegare negli anni a venire.
Auto elettriche: bonus e incentivi
Il bonus introdotto con la manovra finanziaria 2023 relativo all’installazione di stazioni di ricarica elettrica è stato prorogato anche per il 2024. Negli ultimi mesi si è molto discusso sull’andamento del mercato delle auto elettriche in Italia, per due motivi: il primo riguarda i dati in calo, in parte preoccupanti, che riguardano il settore; il secondo è puramente pratico: come si può incentivare l’acquisto di auto elettriche? Come compensare la mancanza di stazioni di ricarica? Le risposte si trovano nelle misure che il governo ha attentamente considerato. Tra questi, un bonus dell’80% per l’installazione di stazioni di ricarica private: sono stati stanziati circa 40 milioni di euro, più un’estensione al 2024 che è stata di fatto confermata.
A Palazzo Piacentini, sede del Ministero dell’Impresa e del Made in Italy a Roma, si è tenuta il 1° febbraio una riunione del Tavolo dell’Automotive “per la presentazione dei contenuti del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla rimodulazione degli incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti (Ecobonus)”, secondo una nota diffusa dal Ministero in questione.
Alla riunione, presieduta dal Ministro Urso, titolare del dicastero, hanno partecipato il Viceministro Valentino Valentini, il Sottosegretario Fausta Bergamotto e i rappresentanti delle aziende che producono veicoli in Italia, delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali del settore, delle Regioni e dell’ANFIA.
In breve, sono state presentate le novità inerenti all’Ecobonus, ovvero gli incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti, e le risorse messe a disposizione dallo stesso Governo, pari a 950 milioni di euro, per dare nuova linfa al settore. Le risorse saranno distribuite come segue: 793 milioni di euro per le auto; 35 milioni per ciclomotori, motocicli e quadricicli; 53 milioni per i veicoli commerciali leggeri; 20 milioni per le auto usate; 50 milioni per un programma sperimentale di noleggio a lungo termine.
Urso non ha mancato di illustrare il programma di incentivi previsto per il 2024 “per l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di ricarica domestica dei veicoli elettrici”. Un programma denso, costruito da più azioni e articolato in modo tale da raggiungere facilmente gli obiettivi.
Il commento del ministro Adolfo Urso: “Più sostenibilità ecologica, con un occhio alla sostenibilità sociale“
“Questo nuovo piano di incentivi per il settore automobilistico“, ha spiegato Urso, “è un’iniziativa che ha un impatto positivo.si basa su tre pilastri: il rinnovo del parco auto italiano, uno dei più vecchi d’Europa; il sostegno alla domanda delle persone a basso reddito; il rilancio della produzione di veicoli in Italia. Questo approccio si basa sulla convinzione che sia necessario un profondo cambiamento di rotta rispetto agli anni precedenti.“.
Infine, ha riferito: “Più sostenibilità ecologica, con un occhio alla sostenibilità sociale, vista la particolare attenzione alle famiglie a basso reddito e alle aziende della filiera nazionale, parte fondamentale del nostro Made in Italy“.
Quindi, come anticipato, il governo intende invertire la rotta, per andare verso un cambiamento che ha anche il compito di determinare nuovi percorsi in termini di produzione e crescita per il Paese.
Sviluppo del settore, l’impegno di Giorgia Meloni
Un approccio che la stessa Meloni ha più volte indicato come la strada da seguire. Durante un recente question time alla Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio ha spiegato a proposito: “Vogliamo instaurare un rapporto equilibrato con Stellantis, tanto che il Ministro Urso li ha incontrati più volte per preservare la produzione, l’occupazione e i ricavi in Italia. Abbiamo firmato un protocollo MIMIT-ANFIA, istituito un tavolo permanente per lo sviluppo del settore e previsto incentivi come l’Ecobonus per sostenere la domanda e misure di finanziamento per nuovi investitori e produttori.“.
Ha proseguito: “Infine, abbiamo cambiato le regole incentivando chi torna a produrre in Italia e disincentivando chi delocalizza, che dovrà restituire eventuali agevolazioni o sussidi pubblici ricevuti negli ultimi 10 anni“.
Ha concluso: “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli all’anno con chi vuole davvero investire in un’eccellenza storica italiana. Se si vuole vendere un’auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come un gioiello italiano, allora quell’auto deve essere prodotta in Italia. Questo è il problema che dobbiamo affrontare“.