L’Unione Europea ha avviato la più grande revisione delle infrastrutture energetiche della sua storia, promettendo un investimento di 1.200 miliardi di euro per modernizzare le reti elettriche entro il 2040.
Al centro di questa transizione c’è la Romania, candidato principale a diventare un hub energetico regionale sotto forma di otto grandi “autostrade dell’energia” destinate a ridurre il costo dell’elettricità e a diminuire l’uso di combustibili fossili in tutto il continente. La posizione geostrategica della Romania la rende un crocevia per la sicurezza energetica dell’UE, collegando l’Europa occidentale (attraverso i progetti Ungheria-Austria finanziati con 30 miliardi di euro di fondi UE entro il 2035) alle rotte del gas del Mar Nero come BRUA e Neptun Deep, raddoppiando quasi la capacità di interconnessione da 4.000 MW a 7.200 MW. Come pilastro della stabilità nell’Europa centrale e orientale, integra le energie rinnovabili e le espansioni nucleari (Unità 3-4 di Cernavodă) per diversificare le forniture. Come sottolinea l’esperta di energia Ionela Cuciureanu, “la Romania deve preparare la sua rete a un rapido cambiamento delle fonti rinnovabili”, ed entro la metà del 2025 l’accumulo di batterie potrà già contribuire a quasi 400 MWh.
I prezzi dell’elettricità nell’UE raggiungeranno un punto cruciale nel 2024: quando i prezzi dell’elettricità per l’industria dell’UE raggiungeranno 0,20 euro per kWh, mentre quelli della Cina saranno di 0,082 euro e quelli degli Stati Uniti di 0,075 euro, il piano della Commissione europea prende di mira un punto allarmante. I consumatori rumeni/europei potrebbero trarne enormi benefici: la Commissione prevede un risparmio annuo di circa 40 miliardi di euro una volta terminata la modernizzazione della rete elettrica. Questi investimenti hanno un effetto moltiplicatore impossibile da sopravvalutare.
L’analisi di Valorem Consulting afferma che gli investimenti annuali di 1,1 miliardi di euro necessari per gestire le reti di distribuzione rumene avranno un impatto economico ed economico di oltre 5,8 miliardi di euro. Il socio Bogdan Belciu afferma: “Gli investimenti nelle reti energetiche creerebbero le condizioni affinché la Romania possa disporre di energia elettrica a basso costo e prodotta in modo sostenibile, il che sarebbe interessante per l’industria: dai centri dati all’intelligenza artificiale, dalla lavorazione dei metalli ai materiali da costruzione e al petrolchimico. Queste sono aree potenziali per la Romania”.
Tuttavia, nonostante le promesse ambiziose, enormi ostacoli si frappongono al progresso. Dumitru Chisăliță, presidente dell’Associazione per l’Energia Intelligente e uno dei principali esperti di energia in Romania, da tempo avverte che la Romania ha una “lunga storia di arroganza, presunzione e incompetenza” nell’attuazione delle politiche energetiche. La sua critica fa parte di una preoccupazione più ampia: la Romania confonde il dibattito con il processo decisionale e la riforma con un simulacro di riforma.
L’industria delle energie rinnovabili sta lanciando un allarme sull’introduzione improvvisa di nuovi metodi di connessione alla rete. L’Associazione rumena dell’energia eolica, l’Associazione rumena dell’industria fotovoltaica e PATRES avvertono che il sistema, che inizierà nel gennaio 2026, “produrrà lo stesso tipo di problemi per tutti i progetti energetici superiori a 5 MW, indipendentemente dalla tecnologia”. La connessione alla rete è già il principale ostacolo allo sviluppo di nuovi progetti a causa di vincoli legislativi e burocratici, e le associazioni industriali chiedono un ritardo di tre anni nel meccanismo delle aste.
In Romania, ha affermato l’analista politico Eusebiu-Valentin Stamate, “l’incertezza politica ed economica potrebbe rallentare il ritmo e la stabilità dello sviluppo delle energie rinnovabili”. I venti politici mutevoli possono spingere a cambiare le priorità del settore, con conseguenti ritardi o incoerenze nell’attuazione delle politiche; l’aumento dei costi, l’inflazione e le interruzioni della catena di approvvigionamento potrebbero ostacolare i finanziamenti e l’esecuzione.
Il Ministro dell’Energia Bogdan Ivan ha promesso che i prezzi dinamici e i contatori intelligenti potrebbero ridurre le bollette dei consumatori fino al 24%, citando applicazioni internazionali. Inoltre, gli investimenti nelle infrastrutture e nei sistemi digitali dovrebbero far scendere le perdite tecnologiche dal livello attuale alla media europea dell’8-10%.
Le autostrade dell’energia dell’Unione Europea offrono alla Romania e agli altri consumatori dell’UE un nuovo ed entusiasmante percorso verso un’elettricità più economica e più pulita e una maggiore sicurezza nell’accesso all’elettricità. Ma il successo dipende dal superamento dell’inerzia burocratica, dalla velocizzazione delle autorizzazioni e dal mantenimento dell’uniformità normativa. Come ha sottolineato la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, “l’investimento nella modernizzazione della rete e nella digitalizzazione della rete elettrica è essenziale per gestire il flusso bidirezionale di elettricità da parte dei consumatori”.
La Romania sostiene pesantemente l’Ucraina e la Moldavia con le esportazioni di energia elettrica; più di 1.300 MW sono stati forniti in situazioni di crisi come gli attacchi russi alle infrastrutture ucraine nel dicembre 2025, dove la produzione di energia idroelettrica ed eolica della Romania ha permesso alla Moldavia di reindirizzare quasi 1.000 MW verso l’Ucraina. Nel 2024, la Romania ha esportato 877 GWh (110 milioni di euro) verso l’Ucraina e 698 GWh (99 milioni di euro) verso la Moldavia, a fronte di una posizione di importazione netta a livello nazionale. La Romania si trova a un punto di decisione, in cui il suo ruolo strategico può portarla a diventare un centro energetico multiregionale o ostacolarla, a causa delle carenze politiche e dell’ambiguità normativa.
Per i cittadini rumeni e dell’UE, la posta in gioco, misurata in prezzi dell’energia più bassi, posti di lavoro creati e obiettivi climatici da raggiungere, non può essere più alta.