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Riflessioni personali su venti nomi

Cultura - Dicembre 12, 2025

Il think tank di Bruxelles New Direction ha organizzato una cena a Roma l’11 dicembre 2025, durante la quale sono stati consegnati i premi Margaret Thatcher. È stato un evento elegante e piacevole. Ho notato che su una lavagna all’ingresso erano elencati venti pensatori e politici di spicco, presumibilmente persone con cui gli organizzatori si identificavano. Si trattava di un gruppo intrigante.

Otto uomini d’affari

I politici erano Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Lech Kaczyński, Konrad Adenauer, John Howard e Józef Piłsudski. Forse Papa Paolo Giovanni II e William F. Buckley, anch’essi presenti nella lista, dovrebbero essere inclusi in questo gruppo, sebbene fossero uomini d’affari. La Thatcher è stata l’unica che ho avuto la fortuna di incontrare, come ho descritto altrove. Era sicuramente una conservatrice del libero mercato o, come dicono gli americani, una fusionista. Anche Reagan e Adenauer lo erano e Buckley fu un instancabile portavoce del fusionismo, cercando di unire in un’unica coalizione anticomunisti, libertari e tradizionalisti americani.

Hayek e Friedman

I pensatori presenti erano Joseph de Maistre, Roger Scruton, Friedrich von Hayek, Edmund Burke, Giuseppe Prezzolini, Giacomo Leopardi, Milton Friedman, Benedetto Croce, Ludwig von Mises, Thomas Sowell, Alexis de Tocqueville e Mihai Eminescu. Confesso che non avevo mai sentito parlare di Prezzolini e Eminescu. D’altra parte, conoscevo Hayek e Friedman meglio di quanto un uomo molto più giovane potesse sperare di fare all’epoca. Hayek venne in Islanda nel 1980 e Friedman nel 1984. Ho scritto la mia tesi di laurea a Oxford su Hayek, concentrandomi sulla sua combinazione di intuizioni conservatrici e principi liberali classici, e di conseguenza ho avuto molte discussioni con lui. Quando ero Visiting Scholar presso la Hoover Institution negli anni ’80 e nei primi anni ’90, Friedman era Senior Fellow e abbiamo pranzato spesso insieme allo Stanford Faculty Club, di solito con la moglie di Friedman, Rose, e suo cognato, Aaron Director. Hayek e Friedman erano personalità diverse. Hayek aveva l’aspetto e il comportamento di un aristocratico austriaco, educato e leggermente distaccato. Al contrario, Friedman era come un parafulmine: sebbene fosse di bassa statura, ai ricevimenti si poteva sempre capire dove si trovava perché era lì che si era riunito il gruppo più numeroso.

Sowell e Scruton

Ho incontrato brevemente Sowell alla riunione della Mont Pelerin Society del 1980 a Stanford. Ha la capacità di esprimere le sue opinioni in modo chiaro e deciso. È un intellettuale pubblico come Voltaire nel XVIII secolo. Ho incontrato Scruton solo una volta, ma abbiamo trascorso insieme una serata memorabile davanti a un drink in un hotel di Bruxelles, dopo una conferenza del New Direction. Scruton era un pensatore straordinario, un polimatico se mai ce n’è stato uno. Mi disse che solo di recente si era reso conto della forza dell’argomento di Hayek sulla coordinazione spontanea.

Burke, de Tocqueville e von Mises

Conosco abbastanza bene il pensiero di altri tre pensatori del consiglio, Burke, de Tocqueville e von Mises, e a ciascuno di loro ho dedicato un capitolo nel libro che ho scritto nel 2020 per New Direction su ventiquattro pensatori conservatori. Sebbene de Maistre fosse un acuto osservatore della fragilità umana, non lo trovo tuttavia congeniale. Devo anche dire che personalmente avrei preferito a Croce l’illustre economista Luigi Einaudi (Presidente della Repubblica Italiana nel 1948-1955).

Discorso di Meloni

Cosa unisce i venti individui del consiglio di amministrazione? Non sono sicuro che una sola definizione possa racchiuderli, anche se la maggior parte di loro sostiene la proprietà privata, un governo limitato, il libero commercio e il rispetto delle tradizioni. Giorgia Meloni, Primo Ministro italiano, ha centrato un’importante verità nel suo breve ma compatto discorso alla cena, dopo aver ricevuto il Premio Thatcher per la Politica. È che non conta tanto chi siamo quanto ciò che possiamo avere. Tutti noi abbiamo bisogno di un senso di appartenenza, di far parte di una comunità, di ampliare il nostro io individuale, nelle famiglie, nelle cerchie di amici, nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle squadre, nelle associazioni e nelle nazioni. Pertanto, l’Europa dovrebbe essere una federazione di Stati nazionali sovrani, non uno Stato federale.