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Terre rare e geopolitica: quali sono le implicazioni strategiche dell’accordo tra Stati Uniti e Cina?

Commercio ed Economia - Giugno 22, 2025

Il recente accordo tra Stati Uniti e Cina sull’approvvigionamento delle terre rare – e sui dazi commerciali – rappresenta un evento rilevante nel contesto delle relazioni internazionali e della sicurezza economica e militare globale. È importante analizzare il significato strategico dell’intesa, le sue implicazioni commerciali e diplomatiche nonché le vulnerabilità strutturali dell’apparato industriale e difensivo statunitense derivanti dalla dipendenza dalle forniture cinesi di elementi critici come le terre rare, da poco al centro anche dell’accordo siglato da Trump con Kiev.

DALLE TENSIONI ALL’ACCORDO

Le cosiddette “terre rare” (un gruppo di 17 elementi chimici essenziali per la produzione di tecnologie avanzate) sono al centro di una delicata interdipendenza tra Stati Uniti e Cina. Lo scorso 10 giugno, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato attraverso il social network Truth il raggiungimento di un accordo con il Governo cinese riguardante la fornitura di terre rare, l’applicazione di nuovi dazi commerciali e la riapertura dei visti per studenti cinesi. Questa intesa, che segue mesi di tensioni commerciali, segna un importante passo avanti nel dialogo bilaterale e rivela il crescente utilizzo delle risorse critiche come leva di potere nelle negoziazioni internazionali.

COSA C’È NELL’ACCORDO? ASPETTI ECONOMICI E DIPLOMATICI

Secondo le comunicazioni ufficiali del presidente Donald Trump, l’accordo recentemente raggiunto con la Cina include l’impegno di Pechino a garantire in anticipo la fornitura di terre rare, risorse strategiche fondamentali per l’industria tecnologica e militare americana. L’intesa introduce, inoltre, una nuova struttura tariffaria che prevede l’imposizione di dazi del 30% sulle importazioni cinesi negli Stati Uniti, mentre le esportazioni americane verso la Cina saranno soggette a tariffe del 10%. Tra gli elementi chiave dell’accordo figura anche un’apertura in ambito accademico, con la ripresa del rilascio dei visti per studenti cinesi interessati a frequentare le università statunitensi. Trump ha sottolineato con favore questo aspetto, evidenziando il proprio apprezzamento per la presenza di giovani cinesi nei campus americani. L’intesa ha prodotto effetti positivi immediati sui mercati finanziari, in particolare sulle borse europee, che hanno reagito con ottimismo a conferma del valore sistemico attribuito alla distensione tra le due potenze. Da Pechino, il vicepremier He Lifeng ha rimarcato l’urgenza di rafforzare il dialogo bilaterale, ridurre i fraintendimenti e consolidare una cooperazione stabile e duratura, riconoscendo l’importanza di mantenere aperti canali di comunicazione efficaci e costruttivi.

UNA VULNERABILITÀ STRUTTURALE

Al di là degli aspetti economici, l’accordo riveste un’importanza strategica in quanto evidenzia la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento statunitensi, in particolare in ambito militare. Le terre rare – come ricordato in questi giorni da diversi media internazionali – sono componenti essenziali di tecnologie militari avanzate, inclusi missili, radar, sottomarini, caccia F-35 e il futuro F-47. Gli F-35, ad esempio, contengono ciascuno oltre 400 kg di REE (Rare Earth Elements) e i sottomarini della classe Virginia e i missili Tomahawk dipendono anch’essi da questi materiali. La Cina controlla attualmente circa il 90% della raffinazione globale di terre rare e possiede il 70% della produzione complessiva. Inoltre, detiene 44 milioni di tonnellate di riserve, a fronte delle quasi 2 milioni degli Stati Uniti. Nonostante investimenti da parte del Pentagono (oltre 439 milioni di dollari dal 2020 per sviluppare filiere interne), il divario tecnologico e infrastrutturale resta significativo.

LA LEVA GEOPOLITICA DELLE TERRE RARE

La dominanza cinese nel settore delle terre rare rappresenta una leva geopolitica concreta, utilizzabile per influenzare negoziati commerciali, accordi diplomatici e persino la postura strategica statunitense. La loro non sostituibilità in molte applicazioni militari rende la dipendenza degli Stati Uniti particolarmente critica. Pechino ha più volte utilizzato l’arma delle restrizioni all’export per rafforzare la propria posizione nei dialoghi multilaterali, dimostrando una chiara consapevolezza del potenziale coercitivo della sua superiorità in questo ambito. L’accordo USA-Cina sulle terre rare rappresenta un temporaneo allentamento delle tensioni commerciali, ma evidenzia al contempo una profonda fragilità nella struttura produttiva e militare statunitense. Se da un lato l’intesa potrebbe rafforzare la cooperazione bilaterale nel breve termine, dall’altro sottolinea l’urgenza per Washington di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento e di sviluppare capacità industriali autonome. Le terre rare non sono soltanto una questione commerciale: esse costituiscono un nodo strategico in cui si intrecciano sicurezza nazionale, competitività tecnologica e politica estera.