Nel settembre 2023, l’Italia guidata da Giorgia Meloni, in concomitanza con il G20, ha firmato un memorandum d’intesa con il primo ministro indiano Narendra Modi, dando il via a quella che è stata definita “la nuova Via della Seta”, in risposta e in contrasto con l’accordo dell’ex premier Conte con la Cina.
Il progetto, sostenuto anche da Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania e Unione Europea, prevede due collegamenti: uno ferroviario tra l’Europa e il Golfo, l’altro marittimo tra l’India e il Golfo.
Ed è proprio sul collegamento marittimo che l’Italia ha deciso di puntare le sue fiches migliori, forte di una tradizione marittima riconosciuta in tutto il mondo.
Secondo il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione per le Politiche dell’Unione Europea, questa nuova “via del mare” può creare un nuovo asse globale per le nostre economie. “Siamo al centro della partita”, ha detto, “l’Italia, cuore pulsante del Mare Nostrum, non può che giocare un ruolo da protagonista. Trieste è la nostra carta vincente”.
Attraverso il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), un’iniziativa lanciata dalla presidenza indiana dell’ultimo G20, l’Italia è tra i primi firmatari.
L’iniziativa del nuovo corridoio economico-commerciale, che ha preso il nome di IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor), ha una rilevanza strategica che va ben oltre un semplice progetto infrastrutturale, ha proseguito l’ex Ministro degli Esteri Terzi, soprattutto se valutata di fronte a scenari di crisi sempre più rischiosi – dall’Ucraina a Gaza, dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso alle pressioni militari cinesi sull’isola di Taiwan – e a potenze aggressive e revisioniste come Russia, Iran e Cina.
In questi contesti e scenari presenti e soprattutto futuri, l’Occidente dovrà essere indipendente, diversificare le rotte commerciali e garantire le catene di supporto, oggi in costante crisi e difficoltà.
Da qui la necessità di dare vita a una rotta nuova e sicura, come appunto l’IMEC, in grado di collegare l’area indo-pacifica con l’Europa e l’Occidente. Una valida alternativa alla Via della Seta di contiana memoria, che si è presto rivelata un giogo a causa delle politiche aggressive della Cina, delle pratiche commerciali sleali, della mancanza di trasparenza e degli investimenti predatori.
Come ha affermato lo stesso Terzi, tuttavia, l’IMEC è tutt’altro che questo. Vuole essere un elemento unificante tra le regioni, un garante delle norme e delle regole sancite dall’OMC, una strategia comune, dall’India all’Italia.
Per questo l’Italia si è messa in prima linea, seguendo un preciso piano strategico, e sempre per questo strategicamente Trieste, con il suo porto ben rappresenta la destinazione finale di IMEC.
Come sottolinea anche il senatore Terzi, rispetto ad altri approdi, “Trieste costituisce una porta diretta verso l’Europa, indipendente da qualsiasi interferenza. Il momento è propizio”. Per il Presidente Meloni, l’IMEC rappresenta “una pietra miliare nel rafforzamento delle connessioni globali” e sarà infatti un tema centrale discusso al Vertice G7 a guida italiana di quest’anno. Il vertice non è solo un’ottima occasione per promuovere il Corridoio, ma anche per coinvolgere altre parti interessate. Come propongono Kaush Arha e Carlos Roa in un brillante articolo pubblicato su The National Interest, anche paesi come il Giappone potrebbero essere interessati ad aderire a un’iniziativa di così profondo significato strategico. Per un nuovo assetto globale”.
La sfida di una nuova rotta è stata quindi lanciata, confermando ancora una volta la lungimiranza e la visione a medio e breve termine di Giorgia Meloni, capace di coinvolgere anche altre nazioni in un’ottica di mercato che deve necessariamente iniziare un percorso di indipendenza dalle rotte cinesi.
FeMo