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Una serata a Roma

Cultura - Dicembre 21, 2025

È stata una bella esperienza partecipare alla cena dell’11 dicembre 2025 a Roma, organizzata dal think tank di Bruxelles New Direction, in occasione della consegna dei primi premi Margaret Thatcher. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni, che ha ricevuto il premio per la politica, ha tenuto un breve ma potente discorso in un inglese fluente. Sta emergendo come il principale statista europeo, con una visione conservatrice più chiara rispetto a Merz in Germania o a Macron in Francia. Ma mentre ascoltavo lei e gli altri oratori, mi sono tornate in mente tre visite alla Città Eterna dal mio remoto e ventoso paese nell’angolo nord-occidentale dell’Europa, l’Islanda.

Gudrid in Nord America

La prima visita avvenne alla fine del 1020 da parte di Gudrid Thorbjornsdaughter (980 circa – 1050 circa), una donna volitiva come Thatcher e Meloni. Nata nell’Islanda occidentale, Gudrid emigrò con il padre in Groenlandia alla fine degli anni ‘990 (in islandese non esistono nomi di famiglia, ma solo un nome e poi informazioni su chi è figlio o figlia, ad esempio Gudrid figlia di Thorbjorn, Einar figlio di Benedikt). All’età di 27 anni, Gudrid incontrò un mercante islandese, Thorfinn Thordson, che la sposò. Nella primavera del 1008, insieme ad altri groenlandesi, decisero di esplorare un paese appena scoperto a ovest, salpando con quattro navi. L’inverno successivo si fermarono nell’attuale Baia di Fundy (tra New Brunswick e Nuova Scozia), dove Gudrid diede alla luce un figlio, Snorri Thorfinnson, il primo bambino di origine europea nato in Nord America. Nel 1009, Gudrid e Thorfinn decisero di navigare verso sud per esplorare meglio il paese. Arrivarono in quello che oggi è il fiume Hudson, dove rimasero per un po’. Ma alla fine del 1010, i coloni si scontrarono con alcuni nativi. Rendendosi conto che in un eventuale conflitto sarebbero stati in forte inferiorità numerica, tornarono in Groenlandia nell’estate del 1011.

Gudrid a Roma

Dopo qualche tempo, Gudrid e Thorfinn si trasferirono in una fattoria nel nord dell’Islanda. Quando Thorfinn morì e il loro figlio maggiore Snorri si sposò, Gudrid decise di andare in pellegrinaggio a Roma. Lì poté vedere molti monumenti ancora in piedi, come Castel d’Angelo (in origine un mausoleo imperiale), il Pantheon (in origine un tempio romano) e il Colosseo. Da anziana, Gudrid, ormai la persona più viaggiata del mondo, raccontava ai nipoti le storie dei suoi viaggi. Meno di due secoli dopo, queste storie furono messe per iscritto per volere dei suoi discendenti, che erano importanti uomini di chiesa.

Un poeta riflette sui romani

La seconda visita fu quella del poeta, avvocato e uomo d’affari Einar Benediktsson (1864-1940) nel 1903. Una sera, mentre si trovava al crepuscolo lungo il fiume Tevere, compose una delle sue poesie più conosciute, Una sera a Roma: “Il Tevere tranquillo verso il mare scorre lento”. Rifletteva sulla storia della Repubblica Romana e sulla sua degenerazione durante l’Impero, concludendo che ciò che rimaneva di valore era il patrimonio culturale. La poesia è ricca di metafore e immagini poetiche di grande impatto. Einar compose un’altra poesia sulla sua visita a Roma, Colosseo, dove l’enfasi era posta sulla crudeltà degli spettacoli nell’antico anfiteatro, mentre “la bestia e l’uomo combattevano il loro duello”.

Un ingegnere sull’orlo delle lacrime

La terza visita fu quella di un importante politico e ingegnere, Jón Thorláksson (1877-1935), primo ministro islandese nel 1926-1927 e fondatore del partito conservatore-liberale dell’Indipendenza, che dominò a lungo la politica islandese. Nel 1923, insieme alla moglie, si recò in Italia per una tardiva luna di miele. Dieci anni dopo, in qualità di sindaco della capitale islandese, Reykjavík, il 6 luglio 1933 Jón partecipò a una cena in onore del maresciallo dell’aria italiano Italo Balbo, che aveva fatto scalo in Islanda durante una crociera transatlantica. Balbo parlava poco inglese, quindi conversarono in latino, che entrambi avevano imparato a scuola. Jón raccontò a Balbo che durante la sua visita a Roma era stato sul punto di piangere per la distruzione che il tempo aveva inflitto a quello che era stato il Foro Romano. Essendo un ingegnere civile, era un grande ammiratore delle tecniche di costruzione romane.