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L’industria automobilistica e l’obiettivo 2035 che non esiste più

Commercio ed Economia - Dicembre 21, 2025

I giorni in cui le misure della Commissione Europea per combattere il “cambiamento climatico” sembravano una strategia monolitica saranno presto storia. I giorni in cui gli obiettivi utopici del Green Deal dovevano essere raggiunti a tutti i costi sono finiti. I giorni in cui il grande obiettivo di zero emissioni di CO2 sembrava inevitabile sono già alle spalle.

“Tutte le nuove auto che entreranno nel mercato dell’UE a partire dal 2035 dovranno avere zero emissioni di CO2” è una delle misure incluse nel pacchetto “Fit for 55”, ma quella che fino a poco tempo fa sembrava una regola ferrea ora non lo è più. L’inevitabile (come lo considerano gli osservatori più lucidi) è accaduto. Secondo l’ultima proposta della Commissione Europea, l’obiettivo di una riduzione del 100% delle emissioni di CO2 è stato “ammorbidito”, trasformandosi in una riduzione del 90%, il che significa l’eliminazione de facto del divieto di vendita dei motori a combustione interna. In altre parole, i motori classici saranno ancora opzionabili dopo il 2035, uno degli sviluppi più confortanti della fine dell’anno. Allo stesso tempo, la Commissione ha anche allentato gli obiettivi per i veicoli commerciali elettrici, riducendo l’obiettivo di emissioni di CO2 dal 50% al 40%. Si tratta di un passo significativo verso un grande successo non solo per il settore automobilistico, ma anche per il ritorno alla normalità per i cittadini e le famiglie europee.

Dopo aver insistito per cinque anni sull’attuazione obbligatoria di queste folli politiche ambientali, i rappresentanti della Commissione Europea stanno ora assumendo una posizione diametralmente opposta. Ciò che sembrava impossibile da raggiungere fino a poco tempo fa – una vera flessibilità – è diventato improvvisamente qualcosa di naturale e davvero necessario per un settore davvero competitivo. Le dichiarazioni del Commissario per i Trasporti Sostenibili e il Turismo, Apostolos Tzitzikostas, potevano essere scioccanti qualche mese fa, ma oggi indicano una direzione che potrebbe significare un ritorno alla normalità: “L’industria automobilistica europea è una pietra miliare della nostra economia, contribuisce al 7% del PIL dell’UE e sostiene quasi 14 milioni di posti di lavoro. Con il pacchetto automobilistico, stiamo rafforzando la competitività del settore introducendo la flessibilità negli standard di emissione di CO2 per le auto e i furgoni e un quadro di riferimento tecnologicamente neutro.” Che sviluppo!

Ma cosa può aver spinto Bruxelles ad una “improvvisa” flessibilità su una questione che sembrava ormai consolidata e che doveva essere rigorosamente attuata? Potrebbe essere stata una rivelazione dopo l’aperta opposizione delle forze conservatrici alle politiche “Fit for 55”? Un’opposizione basata su considerazioni realistiche e pragmatiche, non ideologiche. Oppure ha ceduto alle pressioni dei principali produttori del settore automobilistico, per i quali tali cambiamenti rivoluzionari avrebbero avuto le conseguenze più disastrose?

Più i Verdi e i Liberali spingevano la loro fanatica agenda ambientalista verso un’utopia sempre più pericolosa, più il divario tra realtà e fantasia diventava ampio. Prendiamo l’esempio della “competitività”. È stato uno dei concetti più discussi. Sia chiaro, la Commissione Europea non manca di iniziative e strategie per individuare i modi per “stimolare” la competitività economica del blocco UE. Tuttavia, il divario tra l’economia dell’Unione Europea e quella delle superpotenze globali non solo è una realtà innegabile, ma si sta ampliando sempre di più. Come si può rafforzare la competitività quando un settore vitale dell’economia subisce un assedio senza precedenti, in nome di un’ideologia che promette un falso paradiso? La risposta è: non si può.

Le politiche “salva pianeta” avrebbero affossato l’industria automobilistica e condannato milioni di lavoratori alla povertà, con il rischio di perdere il posto di lavoro. I giorni in cui l’obiettivo “emissioni nette zero” doveva essere raggiunto a tutti i costi sono passati – o almeno così sembra. Possiamo tirare un sospiro di sollievo. Almeno per ora.