Il 12 novembre 2025, Ursula von der Leyen, capo della Commissione Europea, ha presentato il cosiddetto Scudo della Democrazia. Si tratta di un progetto che comprende un nuovo istituto, il Centro Europeo per la Resilienza Democratica, che dovrebbe arruolare esperti per la lotta alla disinformazione. Ironia della sorte, però, la Commissione Europea della von der Leyen non è stata eletta democraticamente, anche se di fatto detiene sia il potere esecutivo che quello legislativo dell’Unione Europea.
Una spada contro la libertà?
Mi viene in mente ciò che disse una volta l’illustre economista Frank H. Knight: quando un uomo o un gruppo chiedeva il potere per fare del bene, il suo impulso era quello di cancellare le ultime tre parole, lasciando semplicemente “Voglio il potere”. Il Democracy Shield dovrebbe essere diretto principalmente contro la disinformazione russa, in particolare contro i tentativi di influenzare le elezioni in Occidente. Sicuramente si tratta di una minaccia reale. Ma dov’è la garanzia che lo scudo democratico non venga utilizzato contro la libertà di parola, le idee audaci, le argomentazioni controverse, gli approcci non ortodossi? Va ricordato che l’Unione Sovietica ha mantenuto un’enorme macchina di propaganda nelle democrazie occidentali prima e durante la Guerra Fredda. Sebbene questa macchina abbia avuto un certo impatto, non è stata chiusa. L’idea di uno Scudo per la Democrazia è una debole, certo molto debole, eco del Ministero della Pubblica Illuminazione (!) e della Propaganda di Göbbels e del Ministero della Verità in
Libertà per Loki e per Thor
La storia si ripete. Nel 1945, subito dopo la resa delle forze di occupazione naziste in Danimarca, si svolse un vivace dibattito sui limiti della libertà, il “dibattito sulla democrazia”. Iniziò con due intellettuali comunisti, Jørgen Jørgensen e Mogens Fog, che affermarono che un paese democratico doveva difendersi. Non poteva tollerare discorsi antidemocratici, ad esempio da parte dei nazisti. I due comunisti rifiutarono la famosa massima del poeta danese del XIX secolo e liberale nazionale N. F. S. Grundtvig, secondo cui doveva esserci libertà sia per Loki che per Thor. (Loki era un dio pagano malvagio e subdolo, mentre Thor era un dio pagano eroico che brandiva il suo martello contro le forze del male). Contro i due comunisti, molti intellettuali danesi protestarono per il fatto che la democrazia non si limitava alla deliberazione e alla discussione e che quindi richiedeva la libertà di espressione.
Il contributo più ponderato al dibattito è venuto da un illustre Grundtvigian, il professore di diritto Poul Andersen. Egli ha sostenuto che esistono molte concezioni diverse di democrazia e che quindi un divieto di discorsi antidemocratici è difficile da attuare. Ha concluso che qualsiasi opinione politica dovrebbe essere consentita, anche se implica il rifiuto della democrazia, sì, anche se si tratta di una richiesta di cambiamento costituzionale in direzione antidemocratica. Le limitazioni dovrebbero riguardare solo i mezzi utilizzati, ha detto Andersen. La violenza e il terrore dovrebbero essere esclusi.
La verità si rafforza confutando la falsità
Era un po’ incongruo che i comunisti danesi nel 1945 chiedessero di vietare i discorsi antidemocratici, perché il divario storico tra comunisti e socialdemocratici era, dopo tutto, che i comunisti non escludevano di prendere il potere con mezzi non democratici. Ma John Stuart Mill espresse un’idea simile a quella di Grundtvig e Andersen nel suo celebre